Abbattuto il muro dei veti dai fedeli della piattaforma Rousseau, il Movimento cinque stelle si accredita sotto lo scudo dell’articolo 49 della Costituzione.
Occorrono esattamente 20 parole, appena 123 lettere dell’alfabeto, per dare vita ad un partito politico secondo il nostro ordinamento, il quale così recita:
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Un bel traguardo per un Movimento nato in modo non tradizionale che, nel giro di pochi anni, ha scalato tutte le vette della politica nazionale ed europea. Nel parlamento europeo c’è anche chi, per il secondo mandato consecutivo, occupa lo scranno di vicepresidente, mentre nel parlamento della Repubblica italiana ne rappresenta la terza carica dello Stato.
Il 4 marzo del 2018, alla 18 esima legislatura in corso, il Movimento è riuscito, cavalcando l’onda della protesta verso la famosa “casta” con l’obiettivo dei tagli al costo della politica, ha conquistato il 32,7% dei seggi, risultando la prima forza politica nazionale, non considerando, ovviamente, il risultato della coalizione dei partiti di destra, col loro 37%.
Naturalmente non sufficiente per avere da solo un incarico di governo, per cui, dopo lunghe ed estenuanti consultazioni (non sono mancate persino accuse gravi verso il Capo dello Stato), si è optato per un contratto di governo – formula magica inventata da un professore universitario di diritto, attualmente ancora in sella alla sua carica di Presidente del Consiglio – con un secondo contratto di governo con altra forza politica, diametralmente opposta alla precedente.
Occorre premettere che l’obiettivo del Movimento cinque stelle, era quello di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, mentre già altri, in passato, di scene folkloristiche ne avevano già fatte altre (esibito un cappio in Parlamento, assalito il Campanile di San Marco ed additata la capitale con l’appellativo di “Roma ladrona”).
Proprio con quest’ultimo partito, incardinato nella più ampia coalizione con altre forze politiche di destra, il Movimento cinque stelle venne costretto a stipulare un accordo di governo, trovando intese su alcuni punti fondamentali per l’interesse della collettivistica nazionale.
Clausole, riserve mentali e circostanze sopravvenute, hanno fatto sì che il patto di governo, in un giorno del caldo agosto 2019, venisse disatteso.
Il paziente Presidente della Repubblica, di fronte a tale situazione, apre nuove consultazioni e riesce a far trovare nuove intese con altro partito che, nelle elezioni elettorali in effetti, era al secondo posto in termini di consensi, agli antipodi della precedente forza politica di governo.
Lo stesso “avvocato degli italiani”, con un radicale rimpasto di governo, riesce ad essere nominato nuovamente Presidente del Consiglio di questa coalizione, formatasi anch’essa soltanto per programmi da attuare.
I malcontenti ed i mal di pancia diventano sempre più evidenti e numerosi tra i fedeli tradizionalisti del Movimento cinque stelle.
Transfughi, cambi di casacca ed espulsioni sono all’ordine del giorno, fino ad arrivare al punto di di perdere consensi a due cifre alle ultime elezioni europee, mentre nei sondaggi quotidiani la cosa è ancora più preoccupante.
Nei giorni del 12 e 13 di questo mese di agosto, i fondatori ed i capi del Movimento, con le motivazioni più disparate, benché sempre meno convincenti, sono stati costretti a ripensare i loro fedeli principi portabandiera quali:
a) mai guardare alla politica come mestiere, al massimo due mandati e poi a casa ai vecchi impegni lavorativi, almeno per chi ne avesse svolto già uno nella vita;
b) mai a coalizioni, ad alleanze o ad accordi vari con altri partiti, fatta eccezione per questi due inevitabili contratti di governo che tanti dissapori e reazioni eterogenee hanno creato. Quattro sostenitori della piattaforma Rousseau, meno di 50 mila votanti, hanno accondisceso ad abbattere i principi cardini suddetti ed il conseguente muro d’isolamento, aprendo porte, finestre, balconi e costruendo terrazzi. Per un natante sarebbe la barca di Noè.
Cosa ne sarà in futuro del Movimento/partito cinque stelle è difficile prevederlo, benché il segretario del partito democratico, Nicola Zingaretti, aveva esternato, in tempi quasi non sospetti, il suo pensiero che una coalizione, o come la si voglia definire, a livello nazionale, nel governo della Repubblica, non poteva essere esclusa anche a livello territoriale. Sembra proprio che qualcosa già non corrisponda.
La sindaca della capitale, Virginia Raggi, nel manifestare la sua ricandidatura, ha trovato già le porte chiuse. Troppo presto per decidere.
Intanto sono prossime, tra un mese circa, le election day (20 e 21 settembre) sia del referendum, sia di ben sette consigli regionali e di circa mille comuni di varie dimensioni, tra cui alcuni anche capoluoghi di provincia.
Che ne sarà del partito col vestito nuovo di zecca?