Una notizia, questa, che di certo farà parlare nei prossimi giorni. E anche tanto: la Lega ha depositato alla Camera una proposta di legge destinata a riaprire il confronto sul tema della cittadinanza per gli stranieri nati in Italia. Di che si tratta nello specifico? Dunque, il testo introduce criteri più rigidi per ottenere il passaporto italiano, prevedendo una verifica formale dell’integrazione e un set di requisiti aggiuntivi rispetto alla normativa attuale.
La pdl porta la firma di Jacopo Morrone, Riccardo Molinari, Giorgia Andreuzza, Ingrid Bisa ed Elena Maccanti. Entrando ancora di più nello specifico, per i figli di cittadini stranieri nati nel nostro Paese e residenti legalmente fino alla maggiore età, non sarà più sufficiente la dichiarazione di voler diventare italiani entro un anno dal compimento dei 18 anni. Il nuovo impianto richiede il superamento di un esame di integrazione, stabilito dal Ministero dell’Interno, volto a certificare livello di conoscenza del Paese, delle norme e delle regole sociali essenziali.
A questo si aggiungono vincoli stringenti: assenza di condanne per reati non colposi, nessun procedimento in corso, nessun patteggiamento e nessun reato negli ultimi tre anni per cui sia stato concesso il perdono giudiziale.
Parallelamente, il progetto modifica anche le norme sullo status di lungo soggiornante, aumentando i requisiti richiesti e collegando più strettamente tale condizione all’accesso ai diritti sociali. La Lega sostiene che le modifiche siano necessarie per “razionalizzare il sistema di riconoscimento della cittadinanza”, evitando, si legge nella relazione, “un onere eccessivo per le finanze pubbliche”.
Revoche più severe
Il testo interviene anche sulle cause di revoca della cittadinanza, prevedendo la perdita dello status in caso di condanne per reati particolarmente gravi, come violenza di genere, stupro, stalking, revenge porn o tratta di esseri umani. Si tratta di un ulteriore irrigidimento della disciplina introdotta negli ultimi anni. Nella proposta viene richiamato il referendum dell’8 e 9 giugno 2025, che puntava a dimezzare gli anni di residenza necessari per richiedere la cittadinanza. Secondo la Lega, l’esito segnerebbe “la volontà del popolo italiano”, che considererebbe la cittadinanza un riconoscimento da concedere “solo a chi dimostra di meritarlo”. Per questo, i deputati proponenti parlano di intervento “puntuale, razionale ed efficace”.
Critiche dall’opposizione
Durissima la reazione di Alleanza Verdi e Sinistra. Filiberto Zaratti, Capogruppo in Commissione Affari costituzionali, ha definito la proposta “l’ennesima crociata anti-migranti”, sostenendo che la maggioranza non tenga conto della condizione di “migliaia di giovani nati in Italia e cresciuti qui, che vivono senza cittadinanza e senza pieni diritti”. Per Zaratti si tratta di “una vergogna” e di una “piaga sociale” che il Governo continua a ignorare.
Il Deputato ha contestato anche l’interpretazione del referendum offerta dalla Lega: “Non è vero che la sinistra abbia perso: l’affluenza è stata bassa e tra i votanti oltre il 65% si è espresso per il sì”. Per Avs, il giro di vite non aumenterà sicurezza o ordine pubblico, ma rischia di produrre “nuovi conflitti sociali” e di aggravare la frattura tra giovani che vivono nel Paese da sempre e istituzioni che non li riconoscono come cittadini.



