Pechino ha lanciato un avvertimento ufficiale ai propri cittadini: evitare viaggi in Giappone. La raccomandazione, diffusa dal Ministero degli Esteri cinese, arriva in un momento di crescente tensione diplomatica e militare nell’area indo-pacifica, con Taiwan al centro di una disputa che coinvolge direttamente Tokyo e Washington. Secondo le autorità cinesi, il Giappone non garantirebbe “condizioni di sicurezza adeguate” per i turisti cinesi, citando episodi di “discriminazione” e “ostilità” nei confronti dei cittadini della Repubblica Popolare. Ma dietro la retorica ufficiale si cela una strategia geopolitica più ampia: Tokyo ha recentemente rafforzato i legami con Taipei, sostenendo la partecipazione di Taiwan a forum internazionali e intensificando la cooperazione militare con gli Stati Uniti. La risposta di Pechino non si è fatta attendere. Oltre all’allerta turistica, sono stati sospesi alcuni scambi culturali e accademici, mentre i media statali alimentano una narrativa di “provocazione giapponese”. Il governo nipponico ha replicato definendo “infondate” le accuse cinesi e ha ribadito il proprio impegno per la stabilità regionale. L’escalation arriva in un contesto già teso: esercitazioni militari cinesi nello Stretto di Taiwan, manovre congiunte USA-Giappone e un clima diplomatico sempre più polarizzato. Il turismo diventa così terreno di scontro simbolico, dove la mobilità dei cittadini si trasforma in leva politica. Mentre le agenzie di viaggio registrano un calo delle prenotazioni verso il Giappone, gli analisti avvertono: la crisi potrebbe estendersi oltre il piano retorico, coinvolgendo economia, sicurezza e relazioni bilaterali. E Taiwan, ancora una volta, resta il nodo cruciale di un equilibrio sempre più fragile.



