Il presidente Paul Biya, 92 anni, ha prestato giuramento il 7 novembre per il suo ottavo mandato consecutivo alla guida del Camerun, confermandosi il capo di Stato più anziano del mondo. Al potere dal 1982, Biya ha vinto le elezioni del 12 ottobre con il 53,66% dei voti, secondo i dati ufficiali del Consiglio Costituzionale. La cerimonia si è svolta presso l’Assemblea Nazionale di Yaoundé, alla presenza di membri del governo, diplomatici stranieri e rappresentanti delle forze armate. Nel suo discorso, Biya ha promesso di “servire un Camerun unito, stabile e prospero” e ha invitato tutte le forze politiche a una “unione sacra” per affrontare le sfide economiche e sociali del Paese. Il suo principale avversario, Issa Tchiroma Bakary, ex ministro e candidato dell’opposizione, ha contestato i risultati, definendo le elezioni “una farsa” e denunciando brogli sistematici. Le proteste post-elettorali hanno causato scontri violenti in diverse città, con almeno quattro morti registrati a Douala. Biya ha anche condannato i discorsi d’odio sui social media e ha esortato la popolazione a “voltare pagina” per concentrarsi sullo sviluppo nazionale. Tra le priorità del nuovo settennato figurano la modernizzazione delle infrastrutture, la lotta alla corruzione e il rafforzamento della sicurezza interna, soprattutto nelle regioni anglofone colpite da tensioni separatiste. Nonostante l’età avanzata e le critiche internazionali sulla democraticità del processo elettorale, Biya mantiene un forte controllo sulle istituzioni e gode del sostegno di ampie fasce dell’apparato statale. La sua longevità politica lo rende una figura controversa ma centrale nella storia contemporanea dell’Africa centrale.



