Centro studi: senza interventi decisivi si rischia l’esplosione di una emergenza sociale.
Sempre più negativi, così i dati di maggio della produzione industriale italiana sono diminuiti del 33,8% rispetto a un anno prima, dopo il -44,3% rilevato in aprile. Mentre, la fine del lockdown e, quindi, la riapertura delle attività manifatturiere che erano ancora sospese, si è tradotta in una lenta ripartenza dell’industria, ancora soffocata da una domanda – interna ed estera – estremamente debole.
A sottolinearlo con una quantità di dati, grafici e percentuali è il Centro studi di Confindustria, che ricorda, al pari di Inps e Istat che il prossimo futuro sara difficile e la ripresa incerta e lontana. “Numerosi sono i fattori che continueranno a frenare la piena ripresa dei ritmi produttivi”, sottolineano gli analisti del Centro studi.
Dal punto di vista della domanda, – e quindi della ripresa della spesa delle famiglie – Confindustria rileva una diminuzione dei consumi delle famiglie a causa dell’incertezza sui tempi di uscita dall’attuale emergenza sanitaria che, “ha portato a un aumento del risparmio precauzionale e al rinvio di acquisti ritenuti non essenziali (in primis quelli di beni durevoli, come emerge dalle indagini qualitative); inoltre, anche le abitudini di spesa dei consumatori sono radicalmente cambiate e molto gradualmente torneranno a quelle precedenti, mentre le difficili condizioni del mercato del lavoro negli ultimi mesi (specie l’aumento esponenziale della CIG) hanno determinato la perdita di potere d’acquisto per milioni di lavoratori”. Negativi anche i dati della domanda estera, “compromessa dalla diversa tempistica con la quale sono state introdotte le misure di contenimento del Covid-19 negli altri paesi”. In affanno anche l’attività di impresa, oltre alla chiusura forzata, il freno è rappresentato dai livelli elevati di scorte che devono essere smaltite prima che il ciclo produttivo possa tornare su ritmi normali. Il problema che si staglia sempre più minaccioso sulla ripresa e sulla tenuta del sistema produttivo e di quelli occupazionale è la scarsa liquidità delle imprese. A sottolinealo è anche la relazione del Centro studi di Confindustria. “Molti imprenditori, inoltre, soffrono per la carenza di liquidità a causa del blocco normativo delle attività nei mesi scorsi. Per il momento”, sottolineano gli analisti finanziari del Centro studi, “dunque, molti sono costretti a navigare a vista, anche a causa di uno scenario di estrema incertezza sull’economia italiana e internazionale”.
Cosa accadrà nei prossimi mesi appare quindi abbastanza scontato, crisi della produzione, taglio dei contratti di lavoro e contrazioni di investimenti e acquisti. Un effetto domino sull’economia che non lascia spazio a nessun ottimismo. Ed è anche la conclusione del rapporto del Centro studi di Confindustria che lascia una vena di incertezza in quanto molto dipenderà dalle scelte del Governo dell’Europa, delle banche. “In assenza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo”, sottolinea in conclusione il rapporto, “nel giro di pochi mesi si rischia l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale che renderà ancora più impervia la strada verso l’uscita dall’attuale crisi economica”.