Ieri il consueto appuntamento dell’Angelus domenicale con il Papa ha assunto una veste inedita. A causa del freddo di questi giorni e di un lieve raffreddore, Bergoglio ha recitato la preghiera non dalla finestra del Palazzo Apostolico che affaccia su Piazza San Pietro, ma dalla Cappella di Casa Santa Marta. Un Angelus che, pur in forma diversa, ha saputo toccare i cuori dei fedeli con parole di speranza, pace e riflessione sul dono della vita, a pochi giorni dal Natale. Nel suo discorso, Francesco ha rivolto uno sguardo accorato alle ferite del mondo, soffermandosi in particolare sulla situazione in Mozambico e in Ucraina: “Seguo sempre con attenzione e preoccupazione le notizie che giungono dal Mozambico le sue parole, rinnovando il suo messaggio di speranza e di riconciliazione a un popolo segnato da conflitti e difficoltà: “Prego affinché il dialogo e la ricerca del bene comune prevalgano sulla sfiducia e sulla discordia”.
Il pensiero del Papa si è poi rivolto al popolo di Kiev, ancora devastato dalla guerra: “La martoriata Ucraina continua a essere colpita da attacchi contro le città, che a volte danneggiano scuole, ospedali, chiese”, invocando la cessazione delle armi affinché “risuonino i canti natalizi”. Il Pontefice ha esteso il suo appello di pace a tutti i fronti di guerra, dalla Terra Santa al Medio Oriente e al mondo intero, ricordando con particolare commozione le sofferenze di Gaza, dove “bambini mitragliati, bombardamenti di scuole e ospedali” continuano a generare “crudeltà”.
Maria ed Elisabetta
Nell’omelia il Vescovo di Roma ha offerto una riflessione sul brano evangelico che racconta l’incontro tra Maria ed Elisabetta, due donne unite dalla gioia straordinaria della maternità. Il Papa ha invitato i fedeli a riconoscere la presenza di Dio nella quotidianità e a celebrare il dono della vita, esprimendo gratitudine per ogni neonato e la sua mamma: “Nessun bambino è un errore”, ha sottolineato, riprendendo un pensiero che lo ha colpito nel programma ‘A sua immagine’. Francesco ha ricordato la bellezza delle donne in attesa e ha esortato a guardare con rispetto e stupore alle madri, valorizzando ogni maternità come un dono divino: “Impariamo a stupirci della loro bellezza, come hanno fatto Elisabetta e Maria”, lodando i gesti semplici ma profondi di attenzione, come cedere il posto sui mezzi pubblici a una donna incinta: “È un gesto di speranza e di rispetto”.
Tra i momenti più toccanti dell’Angelus, la benedizione dei Bambinelli, le statuine di Gesù Bambino che i bambini porteranno nei loro presepi. Francesco ha mostrato il suo, un dono dell’Arcivescovo di Santa Fé, realizzato dagli aborigeni ecuadoriani, e ha benedetto con affetto i piccoli presenti idealmente nella Piazza. Un appello accorato è stato rivolto anche ai giovani e alle famiglie, con un invito a non dimenticare i nonni, specialmente in questi giorni di festa: “Che nessuno rimanga solo”, ha detto.
Un messaggio di vicinanza
Durante l’Angelus, Francesco ha espresso la sua vicinanza alle popolazioni italiane colpite da problemi ambientali e dalla tragedia di Calenzano, dimostrando ancora una volta la sua attenzione per i più deboli e sofferenti. Ha inoltre lodato il lavoro delle Suore Vincenziane del Dispensario Santa Marta, che offrono assistenza a mamme e bambini in difficoltà: “Questi bambini mi hanno riempito il cuore di gioia”. Concludendo, il Papa ha rinnovato il suo invito alla pace, pregando affinché il Natale porti tregua e speranza su tutti i fronti di guerra. “Che il Signore vi benedica”, ha detto rivolgendosi ai fedeli, chiedendo loro di non dimenticare di pregare per lui.