L’amministrazione Biden ha annunciato che oltre mille soldati statunitensi lasceranno, a breve, il Niger, segnando un cambiamento significativo nella politica antiterrorismo e di sicurezza degli Usa nella regione del Sahel. Durante l’incontro di questa settimana a Washington, il vice segretario di Stato Kurt M. Campbell ha espresso al premier del Niger, Ali Lamine Zeine, la contrarietà degli Stati Uniti a proposito dell’orientamento del paese verso la Russia per la sicurezza e verso l’Iran per un eventuale accordo sulle risorse di uranio. La decisione segue la scelta del Niger di terminare la cooperazione militare con gli Usa. Tale scelta rispecchia il crescente distacco dei paesi del Sahel da potenze occidentali a favore di relazioni più strette con la Russia. I diplomatici USA hanno tentato di negoziare un nuovo accordo militare con il Niger, ma alla fine non hanno raggiunto un accordo. La frattura si è intensificata con manifestazioni di massa anti-americane a Niamey e la fornitura di attrezzature militari russe all’esercito del Niger.
Mantenere la partnership
Il ritiro delle truppe Usa richiederà mesi per essere eseguito. La sua attività è stata limitata dopo il colpo di stato che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum. Come conseguenza, gli Usa hanno sospeso aiuti e operazioni di sicurezza, mantenendo però la speranza di conservare la partnership. Tuttavia, l’arrivo di istruttori russi e di sistemi di difesa aerea ha messo in dubbio la cooperazione. I manifestanti hanno espresso sostegno per la Russia e per le richieste di aiuto militare russe da parte di Burkina Faso e Mali contro militanti affiliati allo Stato islamico e ad Al Qaeda. Nonostante gli sforzi diplomatici USA per mantenere legami con il Niger, un eventuale ritiro rappresenterà una perdita strategica per gli USA e i loro alleati, come sottolineato da J. Peter Pham, ex inviato speciale degli Stati Uniti nel Sahel. La situazione del Niger e la sua collaborazione con Washington sono considerati difficilmente sostituibili.