I dati ONU ci indicano che fino agli anni ‘50 la concentrazione della popolazione nelle città era rappresentata maggiormente nelle aree rurali e meno in quelle urbane. Con il passare degli anni, la concentrazione è cambiata e oggi c’è una grande presenza nelle aree metropolitane. I dati ONU dimostrano che nel 2050 il 66% della popolazione sarà concentrata nelle metropoli e il 34% nelle aree rurali. Da un lato c’è la “periferizzazione” delle metropoli dall’altro lo spopolamento dei piccoli comuni. E’ necessaria una nuova “costruzione sociale” delle città, una nuova lettura, un nuovo punto di vista, “centro-periferia-un’unica città “ (Alessandro Bianchi). Sono lì nelle città, nelle periferie, nei piccoli comuni che si concentrano le sfide del “tempo che verrà”. ”Capii che per cambiare il Mondo, bisognava esserci” ci ricorda Tina Anselmi. Ogni agglomerato metropolitano, città, area urbana, borghi, piccoli comuni devono acquisire nei piani di programmazione politica territoriale i traguardi dei 17 Obiettivi dell’Agenda ONU 2030 sullo Sviluppo Sostenibile (2030 ONU SDGs) con un monitoraggio permanente sui risultati raggiunti.
In particolare l’Obiettivo 11 dell’Agenda ONU SDGs per “inclusive, safe, sustainable and democracy friendly communities” – “comunità inclusive, sane, sostenibili e democratiche”; paradigma che aiuta la definizione della mappa della “città a misura di persona”. Il massimo obiettivo è costruire l’“alleanza per il sapere” tra gli attori istituzionali e sociali, dell’istruzione e della conoscenza, coinvolti sul piano “partecipativo” (civic universities) per l’applicazione di azioni non orientati allo spazio ma orientati “verso le persone, la comunità, l’inclusione” (“people-oriented”). Non solo realizzare smart city ma è il tempo delle “know city”, città della conoscenza universitariamente civiche rivolte alla partecipazione democratica e con interventi per una piena cittadinanza “connessa” alla rete come diritto universale (“democrazia digitale”). La proposta è di un piano strategico per la città della conoscenza, mentre il progetto è una risoluzione strategica programmatica per un’università civica e di impatto sociale. Questo “nuovo socialismo comunitario” o “umanesimo integrale urbano” traccia il sentiero di politiche condivise intra-generazionali ed inter-generazionali per un’ecologia integrale che pone al centro gli esclusi, i più vulnerabili, le nuove povertà ma anche il “prendersi cura dell’ambiente di un territorio” (citaz. da Laudato Si di Papa Francesco). Il nostro – dice Henri Lefebvre – è il diritto alla Città (Right to the city). “Solo riconoscendo alla scienza la sua valenza culturale si possono formare cittadini in grado di capire cosa essa sia davvero e come sia il suo metodo rigoroso ma aperto, perché essa riguardi ogni essere umano e come sia matrice di convivenza democratica e ugualitaria”. (Flavia Marcacci dalla pagine di Avvenire). Solo così potremo dare un contributo allo sviluppo dell’hominem integrum nel suo rapporto con la conoscenza e lanciare la sociologia dell’educazione quale ponte tra l’umano, la società e la sapienza al servizio del bene comune.