Poi il palcoscenico della sala Santa Cecilia ha accolto il giovanissimo Alexandre Kantorow, che in pochi anni ha raccolto successi in tutto il mondo: nel 2019, è stato il primo pianista francese a vincere la medaglia d’oro al Concorso Čajkovskij, assieme al Grand Prix (assegnato solo tre volte nella storia del concorso). Nello stesso anno è stato nominato “Musical Revelation of the Year” dalla Professional Critics Association, mentre nel 2020 è tra i vincitori del “Victoires de la Musique Classique” in due categorie: registrazione dell’anno e solista strumentale dell’anno. Ed è proprio con il Secondo concerto per pianoforte di Čajkovskij (ultima esecuzione a Santa Cecilia nel 2010) che Kantorow ha stregato il pubblico, dando prova del suo virtuosismo, che non ha mai tradito stanchezza.
Nel 1941 George Balanchine preparò il suo Ballet Imperial su questa partitura; ancora oggi il balletto è presente nel repertorio di numerose compagnie con il titolo di Tschaikovsky Piano Concerto n. 2. Il programma si è chiuso con la Terza sinfonia “con organo” di Saint-Saëns, composta tra il 1885 e il 1886 e considerata il vertice compositivo della sua ampia produzione sinfonica. Una composizione sinfonica, questa, che non conoscerà oblio, delle cinque totali composte dall’autore, se escludiamo le due rimaste inedite, anche grazie alla volontà di Saint-Saens di “inserire nella terza sinfonia tutto quanto poteva”: ne è emblema l’organo, raro strumento per il genere, ma fedele accompagnatore del percorso artistico di Saint-Saens. Ultima nota di merito, a tal proposito va all’organo solista Silvio Celeghin, che insieme al violino solista Carlo Maria Parazzoli e al violoncello solista Luigi Piovano, hanno mostrato ancora una volta la grandissima qualità artistica dei musicisti dell’Accademia di Santa Cecilia.