Gli Stati Uniti stanno spingendo per aiuti umanitari delle Nazioni Unite nella Siria nordoccidentale, attraverso il confine turco. Il bilancio delle vittime dei due devastanti terremoti è salito, intanto, ad oltre 20.000. Le strade lungo Bab al-Hawa, l’unico valico di frontiera autorizzato dalle Nazioni Unite, sono state gravemente danneggiate subito dopo il terremoto. Il primo convoglio di aiuti ONU ha raggiunto la Siria solo giovedì pomeriggio. I funzionari statunitensi chiedono una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che imponga immediatamente l’uso di tutti i punti di accesso per la consegna delle forniture urgenti ai sopravvissuti. La mossa degli Stati Uniti arriva in risposta alla richiesta del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ai Paesi membri di esplorare tutte le strade possibili per portare aiuti e personale nell’area controllata dai ribelli ancora sconvolta dalla guerra civile. Nel 2014, i convogli umanitari delle Nazioni Unite riuscirono ad accedere alla Siria nordoccidentale attraverso quattro diversi punti di accesso lungo i confini di Turchia, Iraq e Giordania.
Ma l’approvazione dei passaggi sicuri da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è diminuita di fronte alla crescente opposizione di Russia e Cina, i quali affermano che i passaggi sono una violazione della sovranità della Siria. Ora rimane aperto solo un corridoio su mandato delle Nazioni Unite attraverso il confine turco. È probabile che una risoluzione sostenuta dagli Stati Uniti per espandere nuovamente l’accesso umanitario delle Nazioni Unite alla Siria incontrerà la resistenza della Russia, che rimane un alleato del leader del regime siriano Bashar al Assad. In qualità di membro permanente del Consiglio di sicurezza, la Russia può bloccare l’approvazione della misura. Negli incontri di giovedì con le organizzazioni umanitarie, Guterres ha ricordato che quello attuale è un momento di unità e non di divisione. L’ambasciatore USA presso l’ONU, Linda Thomas-Greenfield, ha espresso il sostegno della Casa Bianca per ulteriori punti di accesso transfrontaliero in Siria. Secondo l’agenzia di gestione dei disastri turca, il terremoto ha causato più di 17.130 vittime in Turchia e oltre 3.800 in Siria.