Calo della occupazione e salari bassi per i giovani europei. Se il 2022 ha registrato nel complesso un record per l’occupazione, questo non ha riguardato i ragazzi in particolare. Dagli ultimi dati Eurostat, a novembre 2022 il tasso di disoccupazione nell’eurozona è stato del 6,5% e del 6% in Ue, ai minimi dal 1998, data d’inizio delle serie storiche dell’Istituto europeo, mentre il tasso di disoccupazione tra gli under 25 ha raggiunto il 15,1% a novembre, sia in Ue che nell’eurozona.
Il caso è particolarmente evidente in Spagna che ha chiuso il 2022 registrando il tasso di disoccupazione più basso dal 2007. Lo scorso anno è entrata in vigore una riforma che ha limitato i contratti di lavoro a tempo determinato e ha portato a un aumento di oltre 4,9 milioni di contratti a tempo indeterminato rispetto al 2021. L’aspetto più sorprendente, tuttavia, riguarda il tasso di disoccupazione giovanile che si è attestato al 32,3% a novembre, il più alto in Ue. Con un picco di quasi il 40%, la disoccupazione giovanile è uno dei problemi più urgenti anche per Sarajevo.
Le difficoltà nel trovare lavoro è la ragione principale per cui i giovani lasciano in massa la Bosnia-Erzegovina. Una fuga di cervelli tra le più rilevanti al mondo, definita preoccupante dall’Economist che sottolinea come più della metà dei giovani (51,3%) intenda lasciare il Paese. Anche nei paesi in cui la disoccupazione giovanile è in calo, le condizioni di vita possono essere difficili per i giovani. Emblematico è il caso della Bulgaria dove la disoccupazione tra i giovani è scesa in modo significativo nel 2022, passando dal 18% registrato a settembre 2021 al 10,9% a novembre 2022 (dati Eurostat).
Tuttavia, la percentuale di giovani bulgari che lavorano nell’economia sommersa è circa il doppio rispetto alla generazione dei genitori, secondo quanto emerso da un sondaggio condotto nel 2022 dall’Istituto di filosofia e sociologia (Ips) in collaborazione con l’Accademia bulgara delle scienze. In Italia la diffusione di forme di lavoro non-standard ha contribuito a un peggioramento della qualità complessiva dell’occupazione, comportando anche livelli retributivi mediamente più bassi. Il combinarsi di bassa retribuzione oraria e di contratti di lavoro di breve durata e intensità si traduce in livelli retributivi annuali decisamente ridotti.