Jung diceva che tutte le persone incontrate nella vita che hanno un potere di fascinazione su di noi sono in realtà parti scisse di noi stessi che abbiamo rimosso e che ci sono riportate indietro. In sostanza chi ci piace è già parte di noi, è chi ci assomiglia ed anche chi compensa le parti mancanti, i nostri vuoti da colmare. Ma non ne ascriverei il senso complessivo all’arcinota “anima gemella”. In effetti le cosiddette parti scisse cui si riferisce Carl Gustav Jung non sono nostri gemelli: non devono assumere cioè la nostra stessa forma, ma piuttosto i tratti di altre forme di una medesima sostanza.
L’ANIMA SORELLA
La sostanza è la stessa, le forme che assume, le sue rappresentazioni sono differenti; e proprio perché si tratta di forme tutte riconducibili alla medesima sostanza ma non di sostanze identiche e pertanto evidentemente rassomiglianti, mi prendo la licenza di ribattezzarla come anima sorella. I gemelli della nostra anima sarebbero copie carbone di noi stessi, e pure con le stesse mancanze, gli stessi vuoti, gli stessi bisogni; mentre i fratelli, sì ci somigliano – il punto di partenza è lo stesso – ma il prosieguo è tutto da scrivere, tutto da vedere: insomma, non è prevedibile.
LA SEGRETEZZA DELL’ALTRO
Perché se lo fosse, prevedibile, non attrarrebbe probabilmente (anzi, sicuramente) la nostra attenzione, la nostra curiosità e la voglia di intraprendere una conoscenza. Unirci ad un gemello identico si rivelerebbe dunque assai noioso, rispetto a qualcuno che richiama la nostra essenza e ci è simile seppure con risvolti inaspettati, differenti, che hanno preso pieghe diverse: forme diverse. Perché – come per Galimberti – “La configurazione dell’amore è la segretezza dell’altro, è la non esauribilità di ciò che l’altro rappresenta ed offre: là dove non c’è alterità, è assolutamente impensabile poter cominciare ad amare, perché l’unica ragione per cui io possa stare insieme a qualcuno è che questo qualcuno abbia sempre qualcosa d’altro rispetto a quello che io capisco”.
FIGLI DELLA STESSA RADICE
Ecco forse perché scoprire l’altro significa anche scoprire sé stessi e capirsi. Ed individuarsi tra sostanze simili con forme differenti: sostanze corrispondenti che però nel corso della vita siano state portate a vestire un costume diverso; un po’ come succede tra fratelli, che pur crescendo nella stessa famiglia, compiono percorsi differenti e spesse volte hanno nature completamente dissimili, sebbene figlie di una stessa radice, della sostanza che ne ha generato le forme interiori ed esteriori.