Vietare l’importazione nell’Unione europea di diversi prodotti, come olio di palma, carne bovina, soia, legno, cacao e caffe quando questi contribuiscano alla deforestazione. E no allo sfruttamento del lavoro minorile. Sono le scelte fatte dall’Unione europea che trova il pieno sostegno della Coldiretti.
“Il divieto di importazione di prodotti che contribuiscono alla deforestazione”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, “è un primo passo importante dell’Unione Europea nell’applicazione del principio di reciprocità nel commercio con Paesi extracomunitari che non rispettano gli stessi standard ambientali, sociali e sanitari vigenti in Italia ed in Europa”.
Tutelare la salute
Il leader della Coldiretti era a Bruxelles per il Global Food Forum di Farm Europe.
“Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia”, denuncia la Coldiretti, “non rispetta infatti le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso anche grazie ad agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. Ad esempio dalle banane dal Brasile al riso birmano dalle nocciole turche ai fagioli messicani dal pomodoro cinese fino alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi sono molti i cibi accusati di essere ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa per sfruttamento del lavoro minorile”.
Import e allarmi alimentari
Ma ci sono anche i rischi per la salute con ben l’80% degli allarmi alimentari scattati in Italia che sono stati causati dal cibi importati dall’estero. “In generale, in testa alla classifica dei Paesi dai quali arrivano i prodotti più contaminati c’è la Turchia responsabile del 13% degli allarmi alimentari scattati in Europa. A seguire, l’India per l’8% delle notifiche complessive, ma preoccupazioni”, continua la Coldiretti, “vengono anche dalla Cina, che rappresenta quasi la metà delle notifiche relative ai materiali a contatto con gli alimenti, per la presenza di sostanze non autorizzate nei prodotti di plastica, come il bambù e la migrazione di ammine aromatiche, melamina, formaldeide”.
Rispetto delle regole sanitarie
Non sorprende dunque che l’88% degli italiani voglia il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue. “Secondo l’analisi Coldiretti/Censis”, prosegue la Confederazione, “la stragrande maggioranza dei cittadini è inutile imporre alle imprese italiane leggi sempre più severe se poi si consente ad imprese spregiudicate o a interi settori produttivi di altri paesi senza legislazioni analoghe di invadere il mercato italiano con prezzi stracciati, magari sfruttando il ricorso a lavoro semischiavistico o minorile o, anche, a produzioni senza rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale”.
Stop all’uso di 200 pesticidi
“Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza che l’Ue assicuri il principio di reciprocità nei rapporti commerciali a partire dal trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee.