L’ultimo allarme arriva dalla Ricerca Assirm e Confindustria Intellect che con 1.005 interviste a famiglie di tutto il territorio nazionale, effettuate tra il 12 e 14 settembre scorso, avverte che sta per esplodere una bomba sociale. Quasi una famiglia su cinque (18%) infatti si dichiara molto preoccupata di non riuscire a pagare le bollette (luce, acqua, gas) e ritiene che nel futuro ci saranno problemi ben più gravi da affrontare.
Molte famiglie hanno cambiato abitudini di acquisto ed il 41% del campione dichiara di fare la spesa in riferimento alle marche, scegliendo prevalentemente quelle in promozione o meno costose. Hanno visto maggiori diminuzioni le spese per viaggi ed abbigliamento (rispettivamente 53% e 50% del campione), seguite dalle spese per il wellness/benessere fisico (49%), i device digitali (48%) e l’intrattenimento/svago (47%).
Dice Saverio Addante, presidente di Confindustria Intellect “La situazione è drammatica: gli italiani sono convinti di dover tagliare qualunque spesa non essenziale. Tutto ciò che non è strettamente necessario verrà limitato per dare precedenza alle spese indispensabili come le bollette, i mutui e le spese alimentari. Questo significa che stiamo andando incontro alla stagnazione, le industrie non producono perché i costi sono più alti dei possibili ricavi ma, dall’altra parte le famiglie non chiedono perché non hanno soldi”.
Il 41% delle famiglie valuta la propria situazione finanziaria preoccupante e, in prospettiva futura, una percentuale analoga ritiene di dover fare ricorso ai risparmi per far fronte alle spese fisse. Una famiglia su cinque si dichiara molto preoccupata di non riuscire a pagare le bollette”. Aggiunge il Presidente di Assirm Matteo Lucchi.
L’allarme della Caritas
A queste dichiarazioni allarmanti si aggiungono quelle del Direttore della Caritas romana sul rischio usura per molte famiglie oltre che per tante imprese. Chi non ce la fa a pagare spese anche necessarie ed essenziali e non ha accesso al credito spesso è costretto a rivolgersi a canali illegali di erogazione di liquidità, rappresentati anche dal vicino di casa, di quartiere. E’ la cosiddetta “usura di prossimità”, che inizia col darti 100 euro per pagare un pezzo di bolletta o una parte di spesa alimentare.
Non te lo aspetti e poi ti ritrovi che ti chiede interessi forti”. Quando non c’è la possibilità – continua il Direttore della Caritas – di pagare bollette di “luce acqua, elettricità, gas: chi non ha possibilità di fare credito in banca è più esposto a chi magari ti offre facilmente denaro, a chi è interessato a riciclare il proprio denaro attraverso il tuo esercizio. Quando poi ci sono emergenze, come spese sanitarie o per i figli, diventa un problema serio”.
Potenziare il sostegno ai soggetti vulnerabili
Ed allora proprio in questi frangenti che occorrerà razionalizzare e rendere più inclusivo e far diventare più efficiente tutto il nostro sistema di protezione sociale. Ad esempio occorrerebbe una modifica della legge sull’usura, anche nella direzione di potenziare i fondi di prevenzione e sostegno a favore di quei soggetti così vulnerabili da essere esposti, appunto, al rischio del cosiddetto “welfare criminale”. Ma in linea generale e sul piano culturale bisognerà mettere al centro dell’azione politica il primato del lavoro, come ha affermato il Santo Padre nel corso dell’evento “Economy of Francesco: “Non dimenticatevi del lavoro, non dimenticatevi dei lavoratori. Il lavoro è già la sfida del nostro tempo, e sarà ancora di più sfida di domani. Senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti, le disuguaglianze aumentano. Non dimenticatevi di “un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita”…”un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le disuguaglianze e sa dire, con Gesù e con Francesco, “beati i poveri”.