Il Misery Index di Confcommercio, l’indice che misura il disagio sociale, continua ad aumentare rispetto al mese di aprile, sottolineando come la crisi energetica, la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi e la disoccupazione ne sono le cause maggiori.
“Come atteso, esauritisi gli effetti delle misure una tantum sugli energetici, l’area del disagio sociale è tornata a crescere – sottolinea l’associazione di categoria -. I moderati miglioramenti rilevati sul versante della disoccupazione non riescono a compensare le decise accelerazioni che si registrano sul versante dei prezzi. Questa tendenza, sulla base delle prime stime relative alle dinamiche inflazionistiche nel mese di giugno, non sembra destinata a esaurirsi nel breve periodo. I rischi di riflessi negativi, nei prossimi mesi, sui comportamenti delle famiglie, sulle possibilità di recupero dell’economia e sul mercato del lavoro, che già mostra segnali d’indebolimento, diventano sempre più concreti, con un conseguente ampliamento dell’area del disagio sociale”.
A maggio 2022 il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato all’8,1%, in ridimensionamento di due decimi rispetto ad aprile. Il dato è sintesi di una riduzione degli occupati (-49mila unità su aprile) e del numero di persone in cerca di lavoro (-44mila unità in termini congiunturali). A questa evoluzione si è associata, per il secondo mese consecutivo, una crescita degli inattivi (+48mila unità su aprile, concentrati prevalentemente nella classe 25-34 anni). Nello stesso mese le ore autorizzate di CIG sono state oltre 37,2 milioni, a cui si sommano circa 17,5 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a 90mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari al 9,2%, in moderato ridimensionamento su aprile.
A maggio i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione tendenziale del 6,7% (il dato più alto degli ultimi venticinque anni) in netta risalita rispetto al 5,8% di aprile, mese su cui avevano pesato le riduzioni delle accise sui carburanti.
I primi dati di giugno indicano come la tendenza all’incremento dei prezzi non si sia ancora arrestata, coinvolgendo in misura di rilievo proprio i beni ed i servizi acquistati con maggior frequenza dalle famiglie, paniere che, peraltro, risulta difficilmente comprimibile. Si consolidano, pertanto, i timori di un ampliamento, nei prossimi mesi, dell’area del disagio sociale, anche alla luce di un possibile rallentamento della domanda di lavoro e di un ridimensionamento della domanda per consumi da parte delle famiglie.
Fonte foto: Imagoeconomica