L’uguaglianza e l’equità sono principi fondamentali per curare la persona nella sua interezza, garantendole dignità insieme alla tutela della salute. Il presidente della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), Filippo Anelli, ha voluto richiamare le parole del Santo Padre su questo tema: “La pandemia ci ha insegnato che il ‘si salvi chi può’ si traduce rapidamente nel ‘tutti contro tutti’, allargando la forbice delle disuguaglianze e aumentando la conflittualità, ha ammonito Papa Francesco. Occorre invece lavorare perché tutti abbiano accesso alle cure, perché il sistema sanitario sia sostenuto e promosso, e perché continui ad essere gratuito. Tagliare le risorse per la sanità è un oltraggio all’umanità”. “Questo è il momento per investire, non per tagliare – puntualizza Anelli – Mancano i medici, gli altri professionisti. Un intervento straordinario del Governo oggi per i professionisti significa dare forza al Servizio sanitario nazionale, perché sono loro che garantiscono il diritto alla Salute. Il Pnrr e le risorse stanziate non sono sufficienti a un vero rilancio: dopo aver investito su strutture e infrastrutture, è necessario investire sui professionisti. È questa la lezione che la pandemia ci lascia”.
“Il monito del Santo Padre ci corrobora e ci sprona – spiega Anelli – nella nostra opera a sostegno del Servizio sanitario nazionale e contro le disuguaglianze. Ci commuove il riferimento a Gesù che, quando guarisce qualcuno, oltre a estirpare dal suo corpo il male fisico gli restituisce la dignità. La dignità della persona umana non è soltanto un diritto fondamentale in sé, ma costituisce la base stessa dei diritti fondamentali. Ed è attraverso la garanzia del diritto alla tutela della salute che il medico assicura a ogni individuo dignità e libertà, come previsto dalla Costituzione, dalla Legge e dal Codice deontologico”.
“La prossimità, l’integralità e il bene comune – continua – sono gli strumenti e gli obiettivi che i medici, gli operatori sanitari hanno per garantire i diritti. La prossimità, perché è nella vicinanza, non solo fisica ma intesa come unità di intenti, empatia, comprensione ed accoglienza, che si instaura e si realizza la relazione di cura. Ed è proprio questa prossimità che 374 nostri colleghi, che tanti operatori sanitari hanno pagato con la vita, pur di non lasciare soli i malati durante la pandemia di Covid. L’integralità, perché rappresenta il cambio di paradigma per cui i medici, i professionisti della sanità non si limitano a curare la malattia, ma prendono in carico la persona nella sua interezza. Il bene comune, perché l’altra grande lezione che la pandemia ci lascia è che nessuno si salva da solo”.
“Prossimità, integralità e bene comune sono i tre antidoti contro l’autorefenzialità, che genera disuguaglianze, contro la frammentazione e la parzialità, che produce la cultura dello scarto, e contro il perseguire interessi di parte, che induce la tentazione di far prevalere vantaggi economici o politici sugli obiettivi di salute – conclude Anelli -. I medici sono e devono essere i fautori della democrazia del bene, coloro che, garantendo i diritti dei cittadini in maniera uguale e universale, realizzano, attraverso la prossimità e l’integralità il bene comune”.