L’Istituto Transnazionale (TNI) ha pubblicato nei giorni scorsi uno studio dal titolo “Assessment of European Union plans to import Hydrogen from North Africa” (Valutazione dei piani dell’Unione Europea per l’importazione di idrogenodal Nord Africa), in cui evoca l’intenzione dei paesi dell’Unione Europea di aumentare le loro importazioni di energie rinnovabili da idrogeno proveniente da Marocco, Algeria ed Egitto, come riferisce l’Osservatorio tunisino dell’Economia (OTE).
Secondo la strategia definita dalla Commissione Europea nel 2020, l’Unione Europea punta sulla fornitura di energie rinnovabili derivate dall’idrogeno principalmente dai paesi vicini, Nord Africa e Ucraina e con i cambiamenti imposti dalla guerra russo-ucraina e dalla necessità di ridurre dipendenza dell’Unione europea dal gas russo, la Commissione europea ha raddoppiato l’obiettivo di raggiungere i 10 milioni di tonnellate all’anno fino al 2030, come si legge in una nota.
L’Osservatorio afferma che i paesi nordafricani vedono questi sviluppi come un’opportunità per rafforzare la loro posizione nel mercato globale come esportatori di energia rinnovabile sulla base della tendenza prevalente verso le energie rinnovabili, in particolare nei paesi dell’Unione Europea che hanno già iniziato a investire nelle energie rinnovabili nella regione. Ciò può sembrare vantaggioso per entrambe le parti, i paesi del Nord Africa, che beneficeranno di significativi ritorni finanziari, e i paesi dell’Unione Europea, che troveranno un’alternativa al gas russo e faranno un ulteriore passo verso la riduzione della loro dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, il rapporto dell’Istituto internazionale mostra un altro aspetto di questo progetto, secondo OTE. A tal proposito, il rapporto espone tre svantaggi di questo progetto, vale a dire gli alti costi del processo di produzione dell’idrogeno e l’elevata impronta di carbonio, che è contraria agli standard dell’Unione Europea per l’idrogeno verde. D’altra parte, il trasporto di idrogeno verde via nave richiede tre volte l’energia richiesta dal gas. Infine, il trasporto di idrogeno nelle condotte rischia di danneggiarle.
Il costo di un’unità di energia derivata dall’idrogeno verde può raggiungere 11 volte il costo di un’unità di energia derivata dal gas naturale escluso il trasporto, specifica il think tank tunisino aggiungendo che come mostra lo studio la questione del costo elevato e insostenibile solleva domande sullo stato di preparazione dell’Unione Europea a pagare questi costi eccessivi. Si segnala inoltre che per quanto riguarda i paesi interessati dallo studio, il Marocco intende compensare le proprie esportazioni di ammoniaca con la produzione locale di verde che sarà indirizzata al settore dei fertilizzanti, inoltre le energie rinnovabili compenseranno 27 TWh di energia derivata dal carbone, che coprirà il consumo del Marocco.
L’Algeria intende compensare gradualmente le sue esportazioni di gas verso l’Unione Europea con idrogeno blu e verde, mentre l’Algeria può raggiungere l’obiettivo di produrre il 27% della sua elettricità da energie rinnovabili entro il 2030 Per quanto riguarda l’Egitto, dove l’idrogeno verde ha la massima priorità, ha già approvato agevolazioni fiscali per il settore e avviato progetti con aziende europee come Maersk.
Pertanto alcuni esperti raccomandano ai paesi nordafricani di riconsiderare la loro strategia di produzione di idrogeno verde e le promesse fatte dai mercati mondiali a causa degli elevati costi di produzione, conversione e spedizione. Sostenere costi così elevati per aiutare l’Unione europea ad avere successo nella sua transizione energetica non sembra logico. (Italpress)