No a nuove tasse di successione. Improprio parlare del Colle.
A quasi cento giorni dal suo insediamento Draghi si dimostra un abile politico e non solo un tecnico di assoluto prestigio. Si muove con destrezza ed equilibrio senza nulla concedere alla voglia di protagonismo dei partiti. E riconduce a sé l’unitarietà della guida del Governo
Nella conferenza stampa il Presidente del Consiglio ha mandato due garbati ma fermi segnali sia a Letta che a Salvini. Al segretario Pd, che ha ipotizzato una tassa sui patrimoni di oltre 1 milione di euro per aiutare i giovani, ha risposto seccamente: non è il momento di introdurre nuovi balzelli, lo Stato ancora per un po’ deve dare e non chiedere, occorre espandere l’economia e non mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Ci sarà un riforma fiscale, sulla base di una legge delega che affiderà ad una Commissione il compito di riscrivere tutto il farraginoso sistema della tassazione che rimarrà progressiva. Addio alla flat tax da sempre cavallo di battaglia di Salvini
LA QUIRINALEIDE DI SALVINI
E così veniamo al leader leghista. Nei confronti delle sue continue sortite, a proposito di una candidatura di Draghi al Quirinale, il Presidente del Consiglio ha usato un pugno di ferro in un guanto di velluto. “estremamente improprio, per essere gentile” questo parlare del Quirinale con un Presidente in carica. Con questo doppio ben servito Draghi ha fatto capire che non intende lasciare spazio a iniziative politiche che si muovano fuori dalla linea decisa dal Governo . Insomma, se i leader dei partiti di maggioranza hanno qualche idea e proposta ne parlino con Palazzo Chigi e non cerchino di andare per la loro strada costringendo il Governo a dover rettificare e smentire .La linea è una sola, non una per ogni partito
NUOVO DECISIONISMO?
Probabilmente questo atteggiamento garbato nella forma ma molto netto nella sostanza non troverà gradimento nei partiti che preferirebbero comunque avere le mani libere, quando meno di dire cosa gli piacerebbe fare. Ma Draghi vuole dare all’Italia e all’Europa l’immagine di un governo forte, deciso che ha una sola linea , non sbanda e non si fa tirare per la giacchetta da nessuno. Una sorta di decisionismo che non si vedeva dagli anni Ottanta, quando Craxi andava per la sua strada incurante delle timidezze e delle trappole altrui, come fece sulla scala mobile. Draghi non è un politico di professione né sembra aver voglia di fondare un proprio partito. Ascolta ciò che gli viene detto nelle sedi istituzionali non sui giornali e sui social. Fa sintesi e poi indicata una rotta tiene saldo il timone. I partiti se ne facciano una ragione.