A 24 ore dalla ripresa delle consultazioni al Quirinale, non c’è alcuna certezza sulla possibilità che nasca un governo giallo- rosso, formato cioè dal PD e M5S.
Al momento, ad onta delle dichiarazioni di disponibilità a concludere, resta la richiesta di Zingaretti – non condivisa però da Renzi – che il nuovo esecutivo nasca nel segno della discontinuità, sia sul programma, sia sulla struttura e i titolari dei dicasteri, rispetto al precedente.
A questa richiesta il M5S oppone l’esigenza che Conte, che ha riscosso lusinghieri giudizi da alcuni partners europei, sia confermato nel suo attuale ruolo, che non ci sono quindi né veti su di lui né su altri, e non conferma che si possa già parlare di una intesa sul programma.
Le due cose, programma e struttura, stanno infatti insieme per ambedue i partiti: sembra comunque arduo a meno che il PD non ripieghi sulle posizioni di Renzi, che se ne possa venir a capo nel giro di poche ore.
Si aggiunga alle perplessità su quello che possa accadere, che i 2 partiti appaiano divisi all’interno: si è già detto per il PD sulla scelta di Renzi, che tutto diversa dalla sue precedenti valutazioni sui pentastellati, mentre, per quello che riguarda il movimento di Grillo, si parla di una crescente ostilità all’accordo con i democratici.
Qualcosa in più si saprà stasera continueranno se imminente una riunione dello stato maggiore del M5S; nel PD si lavora invece alle proposte sul programma, mentre la direzione è stata convocata per mercoledì prossimo. Nel centro destra, Forza Italia e fratelli d’Italia chiedono elezioni anticipate, nella Lega, invece, non sono pochi coloro che vagheggiano una improbabile nuova, forte alleanza con i 5 stelle.