Eppur si muore, si continua a rinnegare la vita avvolti chissa da quali pensieri. Ma il dramma si consuma e a pagarne la “perdita “è ancora la Polizia Penitenziaria. Proprio così: la famiglia del Corpo di Polizia Penitenziaria si sveglia con un suo poliziotto in meno, un Assistente Capo Coordinatore di 56 anni che ha archiviato la sua vita con un gesto di suicidio. Lo ricordiamo tutti: da anni svolgeva il suo servizio presso la Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli.
L’organizzazione sindacale FSI-USAE non entra in merito alle questioni dell’atto, ma sottolinea che dall’inizio dell’anno il Corpo della Polizia Penitenziaria ha perso già tre suoi uomini per suicidio.
Da tempo si chiede agli esponenti di governo che si sono succeduti negli anni, di dare vita ad un’equipe o teams di esperti psicologi e mediatori sociali, per poter far fronte alle esigenze che si scoprono anche tra “voci di corridoio”, per venire incontro con delicatezza ma con grande professionalità a chi vive – seppur momentaneamente – un disagio esistenziale non sempre legato a cause di servizio ma che tuttavia necessita di un confronto e di un “sostegno” che faccia sentire l’agente o il poliziotto un valido uomo che sa ancora- nonostante tutto- espletare bene il suo servizio con una divisa da portare sempre con grande onore.
Il sindacato FSWI-USAE sottolinea la necessità di far fronte a questi eventi critici del Corpo di Polizia Penitenziaria con delle commissioni che siano presenti nelle strutture della case circondariali con disponibilità e professionalità che sa anticipare decisioni drammatiche che un poliziotto può adottare in un particolare momenti di sconforto e immotivata solitudine.
Oggi più che mai diventa voce corale di tutto il sindacato di istituire all’interno del Corpo di Polizia Penitenziaria la Direzione Medica che sia disponibile ai bisogni urgenti e quotidiani di tutto il personale della polizia penitenziari con i ruoli tecnici del Corpo.
Sono tante le denunce espresse negli anni relativi a questi fenomeni, tante sono le “istanze ” presentare a chi coordina la struttura del DAP, ma ancora il dramma rimane.
Questo gesto estremo lascia senza fiato. Oltre a stringersi intorno al dolore della famiglia occorre agire. L’appello del sindacato FSI-USAE si fa urgente:” abbiamo necessità di ridare “voce” a chi alla fine pensa nel silenzio di un dolore invisibile” di farla finita”.