Metti un giorno il carlino. Si, il cane. Una giovane ragazza inglese. E, come capita, ecco l’idea. Così è successo che Phoebe ha costruito il suo primo business a soli 19 anni. Apprendista infermiera, durante il lockdown ha temuto per le sue prospettive di lavoro. Impara a cucire, un amico le chiede di ricamare l’immagine del suo carlino sul suo maglione e il gioco è fatto.
Oggi il suo soggiorno, racconta alla BBC, è diventato una linea di produzione e con il suo negozio su Etsy, una piattaforma online di artigianato, macina ordini.
Una storia che sta diventando sempre più la normalità in tutto il mondo. Il Covid ha, infatti, solo accelerato un processo in atto da tempo. Confermano molte ricerche che le nuove generazioni nutrono una profonda sfiducia verso le istituzioni. Il succo del discorso è: i giovani non credono affatto che la politica possa aiutarli a farsi una vita. Quindi? Mi prendo in mano il mio futuro.
Eppure questo messaggio scritto a caratteri cubitali fatica ad arrivare nelle stanze dei bottoni, confermando il vecchio adagio che non c’è peggior sordo di non chi vuol sentire. Ragionando di Italia, per esempio, il Recovery Fund da solo non basterà. Certo sono tanti soldi, ma il dato va sempre ponderato. Per esempio, la spesa per il Covid nel Regno Unito raddoppia la cifra stanziata dall’Unione Europea per l’Italia. Al momento non sappiamo con certezza il costo della pandemia in Italia.
Occorre perciò portarsi avanti e assecondare una precisa richiesta di autonomia che somiglia sempre più a una vera e propria rivoluzione culturale, in special modo dalle parti nostre dove l’assistenzialismo, il clientelismo, il nepotismo e la famosa anomalia italiana con cui a scuola ci hanno rotto i cabbasisi, per citare Montalbano, hanno sempre avuto la meglio su tutto il resto.
Saltando di paglia in frasca, ma solo per avere una visione più ampia sul tema, basta guardare a come Amadeus ha replicato alle critiche sul calo di ascolti di Sanremo. Non ha mica detto che le abitudini di consumo sono cambiate. Io stesso per esempio, che giovane non sono e quanto mi piacerebbe, non guardo più la TV: passo da una serie a Youtube e viceversa. Forse la formula è vecchia? Nossignore, il problema è il Covid, la gente è arrabbiata quindi non ha voglia di far festa. Poi però, per sua stessa ammissione, sono quegli arrabbiati che guardano la partita che è intrattenimento in forma assoluta e rubano share. Guarda un po’. La ciliegina sulla torta è poi leggere, su qualche giornale progressista, che Sanremo è Sanremo ed è una fortuna che non cambi mai. Niente di più falso. Niente di più ingiusto. E, infatti, Madame con un pezzo stratosferico e innovativo non se la passa bene in classifica.
Ritornando al tema principale è arrivato il momento di fare sul serio. Draghi o non Draghi, questa roba qua parte da noi stessi. Dalla sveglia che ci vogliamo dare. Il demiurgo va indirizzato, non adulato. Costa fatica? Una marea. Fare l’imprenditore è quanto di più complesso ci sia. Per cui, i nostri ragazzi, il nostro futuro, senza paternalismo alcuno, vanno supportati al meglio delle nostre possibilità. Liberi di andare. Senza se. Senza ma.
Per cui ben vengano le molte iniziative che, a partire dalle aule di scuole superiori e universitarie, hanno scelto da che parte stare mettendo al centro quella alfabetizzazione che, al netto delle scoppole che fare l’imprenditore promette e dà, possono essere un valido aiuto per superare l’ostacolo e stare in piedi. Il gattopardo è morto? Forse. Stavolta dipende solo da noi. Di sicuro non ci sono più scuse.