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WILMINGTON, DE - NOVEMBER 24:  President-elect Joe Biden introduces key foreign policy and national security nominees and appointments at the Queen Theatre on November 24, 2020 in Wilmington, Delaware. As President-elect Biden waits to receive official national security briefings, he is announcing the names of top members of his national security team to the public. Calls continue for President Trump to concede the election as the transition proceeds. Mark Makela/Getty Images/AFP == FOR NEWSPAPERS, INTERNET, TELCOS & TELEVISION USE ONLY ==

Il coraggio di Biden e il monito a MBS

mercoledì, 3 Marzo 2021
2 minuti di lettura

L’Arabia Saudita è il principale alleato degli Stati Uniti tra i Paesi musulmani. In quell’area complicata del Medioriente Riyadh è stato sempre considerato dagli USA un insostituibile avamposto per contrastare  le mire espansionistiche dell’Iràn, che agisce come destabilizzatore del Libano, dell’Iràn, ambisce a diventare potenza nucleare e considera Israele un Paese da distruggere.

Nonostante la rilevanza strategica dei rapporti tra USA e dinastia saudita, Biden ha deciso di squarciare il velo dell’ipocrisia e di svelare quello che anche Trump sapeva a proposito dell’ignobile assassinio del giornalista saudita Jamal Kashoggi.

Il rapporto della CIA che inchioda alle sue responsabilità il principe ereditario Mohammad Bin Salman (MBS) è stato reso noto ed è come una bomba esplosa nel bel mezzo della successione al trono saudita.

Il vecchio Re Salman bin Abd al-Aziz Al Saud, che è in precarie condizioni di salute, è stato avvisato prima della divulgazione del rapporto della CIA: un gesto di attenzione e di cortesia verso il sovrano assoluto ma anche un messaggio molto chiaro. Gli USA  a gestione democratica si rifiutano di avere a che fare con MBS e con i suoi metodi brutali e sanguinari. A differenza di Matteo Renzi che ha elogiato MBS come riformatore e promotore di un fantomatico e improbabile Rinascimento arabo, Joseph Biden ha delegittimato in modo clamoroso l’ascesa al trono del principe ereditario e ha posto un delicato problema alla famiglia reale.

MBS ha molti nemici nella vastissima famiglia che gravita intorno a Re Salman. Nel 2017  si era sbarazzato di gran parte di loro facendoli arrestare. Ma dopo la mossa di Biden nulla potrà restare come prima.

MBS aveva esordito con una serie di riforme che sembravano voler aprire la più chiusa delle monarchie assolute ad una forma di maggiore tolleranza in particolare verso le donne.

Ma la sua si è dimostrata presto un’operazione di immagine dietro la quale si nasconde una sete di potere e una spietatezza che non ha precedenti. Possono gli Stati Uniti legare la propria presenza nel mondo musulmano ad un personaggio che si libera  degli avversari con metodi brutali e che dimostra grande imperizia in scelte belliche fallimentari e  come l’oscena guerra nello Yemen e che ha umiliato il Qatar ?

Biden non poteva avallare quello che Trump aveva non solo tollerato ma anche legittimato.

Così il Presidente USA ha fatto la sua mossa. Coraggiosa perchè potrebbe mettere a rischio i rapporti delicatissimi tra l’America e l’Arabia. Ma necessaria perchè l’America Biden è più lungimirante di quella di Trump. Il Presidente sa che gli USA devono mantenere un delicato equilibrio tra i vari Paesi arabi, a cominciare dal Qatar che ospita circa 10.000 truppe statunitensi ad al-Udeid, una base aerea di importanza strategica e che va recuperato a rapporti di collaborazione con gli Usa e sottratto alle simpatie iraniane

E Biden sa anche che l’immagine degli Stati Uniti, Paese democratico e libero, non può macchiarsi di corresponsabilità con un regime che si annuncia sanguinario e fattore di destabilizzazione in un’area delicatissima.

Gli Stati Uniti vogliono riprendere il controllo e ristabilire un clima più disteso e meno conflittuale  nel mondo musulmano.

MBS è avvisato. I suoi metodi non hanno più alcuna sponda a Washington. Si dia una regolata.

L’America è tornata a comportarsi da grande potenza che non subisce le regole del gioco imposte da persone assetate di potere e prive di un briciolo di saggezza. Un ottimo e coraggioso segnale.

Era ora.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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