Forse sarà rivisto, o cancellato come sollecita Confindustria, oppure mantenuto come sottolinea il movimento 5S. Entrambi annunciano barricate contrapposte. Sul Reddito di cittadinanza la maggioranza del governo Draghi sarà costretta a fare uno slalom da rompicollo. Intanto le cose non vanno bene tra furbetti e disoccupazione c’è aria di tensioni sociali.
Le critiche di Confindustria sono taglienti nel rilevare che il Reddito di cittadinanza non solo non ha creato lavoro, – con l problema paradossale e comico dei Navigator che ora rischiano il posto anche loro, che dovevano trovarlo ai giovani disoccupati – ma persiste il problema dei tanti furbetti che hanno ricevuto i soldi e ora sono stati individuati, almeno in parte, dai controlli.
I dati sono freschi e mostrano una situazione molto delicata.
L’Inps ha comunicato l’aggiornamento al mese di gennaio 2021 dell’Osservatorio su Reddito e pensione di cittadinanza. Dai dati dell’Istituto, emerge che Campania e Sicilia sono le regioni con più nuclei beneficiari del Reddito di cittadinanza, che l’importo medio è pari a 573 euro. La notizia però è un’altra, nel solo mese di gennaio sono ben 15mila le famiglie che hanno perso il beneficio. Tagliati fuori perché non ne avevano i requisiti. Stando alle cifre globali nel mese di gennaio 2021 hanno percepito Reddito di cittadinanze 1.2 milioni di nuclei familiari, con 2,8 milioni di persone coinvolte ed un importo medio a nucleo pari a 573 euro. Mentre i percettori di Pensione di cittadinanza sono stati invece 115mila, con 129mila persone coinvolte ed un importo medio di 240 euro.
Complessivamente, quindi, a gennaio hanno ricevuto il beneficio 1,3 milioni di nuclei, con un importo medio pari a 543 euro. La regione che in questo periodo ha avuto più nuclei beneficiari (266mila, pari al 21% del totale) è stata la Campania, a seguire la Sicilia (231mila, pari al 18% del totale); gli importi medi percepiti sono stati rispettivamente pari a 617 euro e 598 euro. Sono cifre che Confindustria critica non nel merito degli importi, ma nel metodo, perché per la Confederazione è fallito, anzi mai decollato il principio stesso del Reddito, che era un aiuto momentaneo in attesa di un lavoro, ma proprio la mancanza di ricerca e impegno lavorativo sarebbero la causa del fallimento. Inoltre si susseguono le notizie di cronaca che vedono percettori del beneficio economico anche mafiosi, persone condannate per reati gravi, più una ampia platea di beneficiari che non ne hanno i requisiti.
Nel solo mese di gennaio 2021 è stato revocato, infatti, il sostegno a 15mila nuclei, per mancanza di uno dei
requisiti; nello specifico, prevalentemente per dichiarazioni non conformi rispetto ai redditi da attività lavorativa e al patrimonio mobiliare. Va ricordato che i beneficiari del Reddito di cittadinanza avrebbero dovuto rinnovare la Dsu per l’Isee 2021 per continuare a ricevere regolarmente i pagamenti del sussidio entro il 31 gennaio. Altro capitolo è il Reddito di emergenza, i nuclei percettori di almeno una mensilità della prestazione previsto nel decreto Rilancio, che ha previsto erogazioni per due mesi, sono 292mila, con 702mila persone coinvolte e un importo medio mensile di 559 euro. Sono invece 254mila i nuclei beneficiari del Reddito di Emergenza del decreto Agosto, con 581mila persone coinvolte e un importo medio pari a 550 euro.
Il decreto Agosto prevedeva inizialmente l’erogazione di una sola mensilità; con il dl Ristori sono state aggiunte altre due mensilità, quella di novembre e quella di dicembre. Lo stesso articolo, al comma 2, ha previsto l’erogazione sempre delle mensilità di novembre e dicembre a domanda, per i nuclei che non avevano mai beneficiato del Reddito di emergenza, perché non avevano presentato domanda o perché non era stato loro riconosciuto, oppure avevano ottenuto solo il Rem legato al decreto Rilancio. I nuclei percettori di quest’ultima tipologia di Rem risultano pari a 81mila, con 166mila persone coinvolte e un importo medio pari a 519 euro. Sono cifre modeste, che nelle semplificazioni politiche dei 5S avrebbero però abolito la povertà. Nella realtà per effetto della pandemia e crisi economica le disuguaglianze sono cresciute, la disoccupazione è al galoppo, e la riforma del mercato del lavoro sarà una priorità ma non è facile dire in che verso. Il tempo stringe, perché a primavera cambieranno anche le condizioni di aiuti alle imprese in crisi. Il rebus di come il Governo metterà a punto delle soluzioni – senza scontentare gli alleati di della coalizione – è iniziato.