La decisione favorevole e sofferta dei militanti 5 stelle sul sostegno al governo Draghi è l’ultimo capitolo di un tormento che, pezzo dopo pezzo, sta smontando tutta la rappresentazione semplicistica della realtà che Grillo e i suoi seguaci hanno costruito dal lontano 2009.
È stato facile per anni agitare le piazze, urlare slogan di pronto effetto, demonizzare gli avversari, sputare condanne sommarie, autodefinirsi duri e puri, ricorrere agli armamentari più scontati del populismo declamatorio.
Tutta questa miscela esplosiva ha fatto effetto su un elettorato deluso dai partiti tradizionali, disorientato e disponibile a farsi convincere dal linguaggio semplificato basato sul gran rifiuto.
Conquistare la maggioranza relativa e la guida di alcune città è stata una allegra passeggiata, cavalcando l’onda del malcontento. Poi, però, la realtà si è presa la sua rivincita. Fare comizi è più facile che governare. E quando il confronto con i problemi concreti obbliga ad adottare scelte ragionevoli, ecco che tutto il castello incantato comincia a sgretolarsi.
Bisogna dare atto a Beppe Grillo di non aver giocato a nascondino ma di averci messo la faccia quando si è trattato di far digerire ai militanti grandi correzioni di rotta.
Ma non basta “scendere in campo” per imporre una nuova linea con la propria autorevolezza di fondatore. Chi guida un movimento politico non deve parlare come un oracolo che di punto in bianco cambia idea e si aspetta che i suoi seguaci facciano altrettanto.
Il compito dell’élite dirigente è quello di saper guidare i cambiamenti facendo maturare le convinzioni tra i militanti non imponendole.
Di un ripensamento di questo genere, nel merito e nel metodo, non c’è traccia. Le brusche inversioni di marcia dei 5 stelle sembrano avvenire più per esigenze contingenti che per riflessioni approfondite. Se non si capisce perché scelte e giudizi di ieri oggi appaiono completamente sbagliate non si fa nessun passo avanti.
Ben venga il sostegno a Draghi, come benvenuta era stata l’alleanza con il Pd. Ma da oggi in avanti, Grillo e i suoi si dedichino a riabituare i loro militanti a ragionare e a approfondire i problemi senza aver paura di ammettere gli errori commessi.