mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Ankara fa sul serio: Twitter e Pinterest multate per violazione della legge anti-social

La Turchia non perde tempo e, applicando la tanto discussa “legge-bavaglio”, ha decretato lo stop alla pubblicità sulle celebri piattaforme Twitter, Pintarest e Periscope colpevoli – a giudizio dell’esecutivo guidato da Recep Tayyip Erdoğan – di aver trasgredito le recenti disposizioni in materia di controllo dei social media in suolo ottomano.

Le nuove regole, varate non senza polemiche la scorsa estate, dispongono l’obbligo per piattaforme del calibro di Facebook, Twitter e Youtube di nominare un rappresentante legale, di cittadinanza turca, che fungerà da anello di collegamento tra il mondo virtuale e quello reale. Tale rappresentante sarà ritenuto responsabile di tutto quanto pubblicato dal social all’interno dei confini nazionali. Nonostante non si preveda la ressa per ricoprire l’incarico, la legge stabilisce che in caso di mancata nomina scatterà la tagliola della banda utilizzata per il collegamento Internet, con una progressiva riduzione della capacità di trasmissione che verrà sempre più assottigliata sino a rendere la inaccessibile gli utenti alla piattaforma.

Lo stop alla raccolta pubblicitaria su queste prime tre piattaforme, dunque, sembrerebbe rappresentare solo l’inizio della crociata avviata da Erdoğan verso i social network. Il timore di molti è che per mezzo di questa legislazione – per la prima volta nei giorni scorsi messa in pratica – nulla impedirà più al governo turco di controllare la vita digitale dei propri cittadini, imponendo a carico delle maggiori piattaforme di Internet il rispetto di prescrizioni molto rigide, pena multe salatissime e, come successo all’uccellino blu di Jack Dorsey, anche il taglio della pubblicità online. Per Twitter & C. in caso di inottemperanza ai recenti ordini, potrebbe arrivare la seconda sanzione, ovvero la restrizione della banda.

Quanto accaduto a Twitter è soltanto l’epilogo di una battaglia tra lo stato della mezzaluna fertile e il mondo dell’innovazione; negli scorsi mesi le autorità turche avevano pesantemente sanzionato Facebook, Instagram, Twitter, Periscope, YouTube e TikTok per non aver nominato un proprio rappresentante all’interno del Paese entro la data limite del 2 novembre. La multa, pari a 1,2 milioni di dollari per ciascuna compagnia, ha rivelato che quanto approvato dal parlamento lo scorso fine luglio non era affatto una boutade estiva.

Colpirne uno per educarne cento? Forse solo un caso, ma nei giorni scorsi Facebook e la sua controllata Instagram hanno di corsa nominato un rappresentante in Turchia, proprio come dispongono le nuove norme, e sulla scia di quanto già fatto dai loro colleghi di Youtube e TikTok. Twitter no e, nonostante la levata di scudi ideologici, ne ha pagato le conseguenze.

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