Siamo alla penultima puntata della telenovela. Quando si apre una crisi politica si sa come comincia e non si mai come finisce. Se poi la crisi da politica diventa ufficialmente anche di governo, si entra in un tunnel a luci spente, pieno di nebbia in cui tutto può succedere.
Conte al Quirinale dovrà, come si dice, mettere sulla scrivania di Mattarella le carte.
Per evitare che la crisi sfugga di mano bisognerebbe tenere in piedi la casa costruita da Pd e 5S nel settembre del 2019 e riparare la crepa creata dalla rottura di Renzi. Spettava al leader di Italia Viva dare un segnale di ripensamento in modo credibile , non con il solito ” stai sereno” che prelude a nuove tempeste. Stare alla finestra, anche senza popcorn, non aiuta a rasserenare il clima. Anzi aumenta i sospetti.
In assenza di segnali precisi dal leader di Italia Viva, tutto rimane in sospeso. Zingaretti e Di Maio hanno detto che con Renzi non avrebbero voluto più avere a che fare. Significava: o si trovano voti per sostituire Italia Viva o i renziani si spaccano oppure si va a votare. Per ora i voti non si sono trovati, i renziani sembrano ancora compatti e non resterebbero che le elezioni anticipate. Ma esse non vanno giù a tanti parlamentari di fila: 345 di loro non potranno sicuramente tornare, e alcuni partiti potrebbero subire una robusta sforbiciata. Se dunque né il Pd né i 5 stelle sono compatti sulle elezioni anticipate non resta che trovare una ricomposizione: le dimissioni di Conte per formare un Conte ter.
Senza un accordo sottoscritto tra tutti i leader della maggioranza, Renzi incluso, con tanto di lista di ministri, viceministri e sottosegretari concordata preventivamente, l’avvocato rischia di entrare al Quirinale da Papa e di uscirne da cardinale. Quanti appetiti si risvegliano se la poltrona di Palazzo Chigi si libera? Mattarella darà a Conte, che non è stato sfiduciato, un reincarico. Ma chi può garantire che questa strada non sia tempestata da mine che esplodono all’improvviso per mettere fuori gioco l’avvocato e soddisfare ambizioni di altri leader che vogliono prendere il suo posto? Se, per esempio, diventasse Presidente del Consiglio un esponente dei 5 stelle o del Pd, siamo sicuri che l’equilibrio tra i due partiti e all’interno dei due partiti reggerebbe? Renzi gongolerebbe: avrebbe fatto fuori Conte, e destabilizzato definitivamente sia il Pd che i 5 Stelle. Chapeau!
Con il mandato di formare un nuovo Governo Conte si gioca il tutto per tutto. Dovrà essere abile, conciliante e autorevole. La maggioranza del Conte-ter dovrà essere più ampia di quella che è entrata in crisi per scelta di Renzi, anche per diluire il peso di Italia Viva nella coalizione. Occorre scrivere con gli alleati un programma di fine legislatura, mettere in campo una squadra di ministri più qualificati, magari spostare Buonafede dalla Giustizia ad altro prestigioso compito. E Conte, stavolta, dovrà davvero garantire una forte collegialità con la costituzione di un direttorio dei segretari dei partiti o con un Consiglio di gabinetto. Così si rafforzerà ed eviterà che con l’inizio del semestre bianco a qualcuno venga in mente di far cadere il terzo Governo della legislatura.