Quando sulle soluzioni dei problemi si innestano argomenti ideologici le soluzioni si allontanano. È il caso della “Problema Rifiuti Italia”. Ambiente sovranista o ambiente progressista?
Abbiamo avuto, il 18 novembre, la firma del protocollo del governo col quale Conte annuncia “la priorità è la salute dei cittadini”. Il protocollo è stato firmato a Caserta, nella Terra dei fuochi e conteneva il piano d’azione per il contrasto dei roghi tossici. Il piano prevedeva il coordinamento con le prefetture campane per la gestione dei militari, oltre all’impiego di droni e al coinvolgimento dei medici di base. Prefetti, militari e droni: una vera e propria guerra dei rifiuti. Infatti, il governo aveva intenzione di creare una cabina di regia a Palazzo Chigi (non abbiamo notizie in merito) per coordinare gli interventi e gestire il lavoro di 100 carabinieri esperti in investigazioni ambientali, forze di polizia e forze armate.
Anche in questo settore la contrapposizione ideologica è tra progressismo e sovranismo ma la verità è che non esiste una vera e propria strategia industriale del rifiuto.
I termovalorizzatori (figli degli inceneritori) il governo “giallo-verde” li vuole costruire o no? Noi possiamo aggiornarvi sui dati ma sulle soluzioni è impossibile. Noi propendiamo per una politica industriale di termovalorizzazione dei rifiuti ed una revisione globale del modello di raccolta differenziata perché per chi non lo sapesse, da quando la Cina -sì ormai la Cina entra sempre nelle nostre cose- ha smesso di comprare la plastica e carta/rifiuto il problema della differenziata si sta aggravando. E quando smetterà di comprare anche altri rifiuti “differenziati” il problema diventerà gravissimo. Dobbiamo arrivare presto ad essere autosufficienti e, in questo caso, il concetto dovrebbe accontentare sia i sovranisti che i progressisti.
Quanti sono i termovalorizzatori presenti in Italia?
Il numero complessivo varia tra i 40 e i 50, a seconda se si contano o meno anche gli impianti non attivi o impiegati per lo smaltimento di rifiuti pericolosi industriali o chimici.
È al Nord Italia che si trova il maggior numero di termovalorizzatori, infatti ne sono presenti 28.
Nel Centro Italia ci sono nove termovalorizzatori di cui 5 nella regione Toscana. Sono otto i termovalorizzatori nel Sud Italia. Quello di Acerra, in provincia di Napoli, ha dimensioni considerate efficienti: smaltisce 600mila tonnellate di rifiuti l’anno.
I termovalorizzatori più grandi sono quello di Acerra e quello di Brescia, che brucia 880mila tonnellate l’anno.
Per dimensioni, sono importanti anche i termovalorizzatori di Milano, Torino, Parona Pavia, Padova, Granarolo Bologna, San Vittore del Lazio.
Gli impianti di piccole dimensioni si stanno spegnendo: non sono più in funzione o lo sono solo in modo ridotto, come quelli di Vercelli, Ospedaletto Pisa, Tolentino, Statte (Taranto) o Macomer Nuoro.
In Italia ‘mancano’ 8 termovalorizzatori, per 1,8 milioni di tonnellate anno.
È il risultato della ricognizione contenuta in un provvedimento che completa l’articolo 35 del decreto ‘Sblocca Italia’.
Con i termovalorizzatori il rifiuto si trasforma in energia. Quindi, il rifiuto diventando materia prima-seconda è ricchezza. I termovalorizzatori non devono essere dannosi per la salute. Certo! Occorre valutare le migliori soluzioni tecniche e fare ancora molta ricerca. Siamo per l’avvio di un Piano Industriale Rifiuti.
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