“Una riduzione complessiva dei consumi nel 2020 ad oltre 133 miliardi di euro rispetto al 2019 (-12,2% in termini reali)”. Le cifre per presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli parlano chiaro e sono difficili da sostenere per un settore che è finito nell’occhio del ciclone. Inoltre le restrizioni previste dall’ultimo provvedimento del Governo, secondo le analisi di Confcommercio, rischiano di causare un’ulteriore perdita di consumi e di Pil di circa 17,5 miliardi di euro nel quarto trimestre dell’anno. Una crisi concentrata negli ambiti della ristorazione e del turismo, della convivialità e della ricreazione in generale, dei trasporti e della cura della persona, portando a una riduzione complessiva dei consumi nel 2020 ad oltre 133 miliardi di euro. “La caduta della spesa presso gli alberghi supererebbe il 55% e quella presso la ristorazione si avvicinerebbe al 50%”, calcola la Confederazione.
Gli effetti del nuovo Decreto con le stime realizzate da Confcommercio, mettono in evidenza che siamo di fronte a “uno scenario drammatico nel quale questa seconda fase di lockdown ‘parziali’ produrrà inevitabilmente ulteriori, gravissimi danni”, teme Confcommercio, “con il rischio di una caduta del Pil per l’anno in corso ben superiore al 10%, la cessazione dell’attività di decine di migliaia di imprese e la cancellazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro”. I rischi sono economici e di tensioni sociali. “Dunque, per il nostro Paese”, sottolinea la Confcommercio, “che registra già segnali di crescente tensione sociale, si conferma l’insostenibilità economica e sociale delle nuove restrizioni all’esercizio di tante attività – soprattutto nei settori della ristorazione, della cultura e dell’intrattenimento – che, peraltro, hanno già adottato tutti i necessari e concordati protocolli di sicurezza e in cui non sembrerebbero manifestarsi particolari criticità”. Di fronte ad un quadro così nero la Confcommercio rilancia le sue proposte: indennizzi, tagli fiscali, credito d’imposta sugli affitti. Un pacchetto economico che potrebbe permettere alle imprese di non affondare e resistere.
“Quello che serve”, sollecita la Confcommercio, “è più programmazione e più coordinamento per risolvere la crisi del circuito dei tamponi, dei tracciamenti, dei controlli ed i nodi dei trasporti locali e della scuola. Ma sopratutto occorre che i danno subiti dalle imprese siano ristorati adeguatamente e tempestivamente con indennizzi a fondo perduto, credito d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, moratorie fiscali – a partire dall’esenzione Imu anche per la ristorazione – e creditizie, risorse per le garanzie finalizzate ad agevolare l’accesso al credito, continuità degli ammortizzatori sociali insieme alla necessità della loro riforma e di una nuova stagione di vere politiche attive per il lavoro. Ma per individuare le misure necessarie a tenere insieme salute pubblica e ripresa economica è fondamentale e urgente confrontarsi per tempo e con continuità con il contributo di tutte le forze politiche e sociali. Un confronto necessario per dare speranza e prospettiva a famiglie, imprese e lavoratori”.
Preoccupato ma nel contempo pronto a sollecitare misure drastiche e immediate è il presidente Sangalli. “L’ultimo decreto produrrà altri danni gravissimi alle imprese, danni insopportabili: parliamo di circa 17,5 miliardi tra consumi e Pil”, calcola il presidente di Confcommercio, “È necessario affrontare l’emergenza sanitaria, ma la risposta non può essere solo ‘più chiusure’ perché così si finisce per chiudere il Paese. Al presidente Conte chiediamo in primo luogo un impegno preciso, in tempi certi, per gli indennizzi alle imprese penalizzate dalle chiusure. E poi un piano generale più ampio per affrontare l’emergenza Covid e uscire dall’incertezza della navigazione a vista”.