Che fosse tutto disegnato e programmato nella prevedibile gestione dell’emergenza Covid-19, l’avevo detto e scritto addirittura anch’io: dopo i mesi degli arresti domiciliari, ci ridaranno progressivamente le libertà, passeremo un’estate spensierata ed in autunno richiuderanno tutto.
Il Governo – o forse il famigerato CTS (Comitato Tecnico Scientifico, “er Come Te Scortico” per alcuni romani) – ha mostrato in ciò una sapientissima regia: subito dopo Ferragosto hanno ricominciato a trasmettere dati sempre più in crescita, determinando un progressivo avvilimento e stato depressivo tra la gente e generando la necessaria paura.
A parte tale programma – portato avanti con paternalismo, senza trasparenza, con l’aria di saperne sempre di più degli altri e chiedendo, in base a ciò, fiducia e consenso – il Governo non ha saputo né affrontare con razionalità la pandemia, né riuscire a dare una qualche speranza per il futuro.
Se la qualità vera del politico è la lungimiranza, i politici che stanno nella stanza dei bottoni hanno dato prova di “cortomiranza”.
“Cortomiranza” innanzitutto nell’approccio irrazionale al coronavirus.
Non è stato compreso – per onestà devo dire che l’errore è generalizzato, mondiale forse – che non bastano le chiusure per debellare il coronavirus, ma che si sarebbe dovuto cercare dall’inizio una convivenza “sostenibile”.
I governanti tutti hanno avuto col problema un approccio soltanto dal punto di vista sanitario, provocando il disastro che ha fermato il mondo, peggio forse di una guerra.
Si sono illusi di potere trasformare sette miliardi di persone in sette miliardi di pazienti e hanno creduto che la scienza risolvesse il problema in un batter d’occhio.
Si sono illusi – cadendo nel ridicolo in Italia col banco con le ruote – che un maestro severo potesse imporre sempre il mantenimento delle distanze tra bambini: che, invece, vivaddio!, si inseguono e si spintonano e si abbracciano esattamente come facevamo noi.
Provvedimenti privi di una reale programmazione, dichiaratamente limitati nella durata a pochi giorni, arruffati ed incomprensibili, che si sono succeduti uno all’altro, complicandosi sempre di più.
Oggi i medici più seri cominciano a parlare del 2022 per una soluzione reale: con l’avvertenza che, anche se ci fosse un vaccino, non sarà comunque per tutti.
Il punto è che l’uomo (occidentale soprattutto) si era illuso di dominare e controllare tutto. Così che non accetta di convivere con una malattia, estremamente contagiosa ma dalla mortalità bassa, che non controlla pienamente. Mentre ne accetta altre, anche più letali, spesso incurabili, ma conosciute.
Eppure – spingo al paradosso la razionalità – se il problema fosse di evitare un milione di morti, basterebbe vietare il traffico stradale: un milione e ducentomila vittime l’anno nel mondo, secondo l’Health Metrics and Evaluation (Ihme), l’istituto di ricerca dell’Università di Washington a Seattle.
La convivenza col coronavirus deve, quindi, essere messa in conto.
Si possono dare raccomandazioni, addirittura stabilire il divieto di avvicinamento fino ad un metro tra due persone adulte (salvo che siano consenzienti), imporre la mascherina in particolari occasioni ed ambienti. Profilassi e cautela personale, insomma.
Ma nulla di più. È inutile fermare un mese o due o anche tre tutto. Non appena si riprenderà a vivere ci sarà contagio. È inevitabile.
“Cortomiranza” anche nel dopo Covid, che arriverà certamente: un secolo fa, in differenti condizioni igienico-sanitarie, è cessata finanche la ben più terribile epidemia “spagnola”.
Non è stato fatto, in Italia, nessun programma che vada oltre le prossime elezioni; la pubblica amministrazione, con regole eccessive e burocratiche, rese più cavillose proprio dall’emergenza Covid, asfissia qualsiasi iniziativa imprenditoriale. Le imprese non falliscono unicamente perché per legge non si dichiarano più fallimenti.
Nessuna speranza, nessuna prospettiva neppure per i nostri giovani.
Una sola certezza: una finanziaria della quale nessuno osa neppure parlare, che a breve metterà a carico degli italiani, non soltanto tutto il costo dell’emergenza, ma farà pagare anche gli aiuti che sono stati soltanto promessi, ma non erogati.
Paternalisticamente verrà fatto appello alla responsabilità degli italiani.
Ma la pazienza di tanti è al limite. E la tenuta sociale pure.
Per capire questo non occorre neppure essere lungimiranti.