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Covid, a che punto siamo. Una lezione di cui fare tesoro. Riflessioni

domenica, 4 Ottobre 2020
1 minuto di lettura

L’arrivo di una seconda ondata della pandemia da Covid-19 è purtroppo più una certezza che una probabilità. Osservando l’aumento non solo dei nuovi infetti ma anche dei casi di morte per giorno, è facile prevedere che l’Italia presto sarà nelle stesse condizioni di altri Paesi europei. La ripartenza in sicurezza di contagio, dopo la giusta voglia di libertà post lockdown, è aggrappata in ognuno di noi all’idea che saremo più preparati che all’esordio, soprattutto nei percorsi di cura, perché conosciamo meglio le fasi cliniche della malattia.

È un convincimento che ha qualche elemento di verità; ma va ricordato che la Fase 1 ha messo in ginocchio i grandi Ospedali per aver dimezzato in ognuno di essi il numero dei posti letto (causa il distanziamento personale) e quindi nell’aver ridotto le potenzialità di cura al 50% con l’esclusione dai percorsi assistenziali di pazienti importanti quali gli oncologici, i cardiopatici, i vascolari, i metabolici ed altro. Inoltre la ridotta attività di cura ha creato una crisi economica di sostenibilità degli Ospedali stessi ove alle mancate entrate per la riduzione dei posti letto, si aggiungono i costi (enormi) necessari all’allestimento dei percorsi Covid.

Le cose non migliorano se guardiamo alla sanità territoriale, con tanti medici mandati in trincea senza mezzi e senza tutele e con una drammatica assenza di connessione (domiciliarità, Territorio, Distretti sanitari ed Ospedali). Non è un caso che il Covid-19, a prescindere dalle gravissime responsabilità del regime cinese, ci abbia colto inermi e impreparati non solo per l’assenza di un Piano Pandemico degno di questo nome, ma anche per la scarsa circolazione delle informazioni. La Comunicazione pro-Attiva (organizzazione di Sistema e non quella Mediatica che ci riempe solo di paure) resta un altro vulnus cruciale italiano del fenomeno Covid.

Se l’impennata di polmoniti anomale verificatesi in Lombardia fra novembre e dicembre fosse stata vista per tempo (se ci fossero stati cioè servizi preposti e banche dati a cui segnalarle) avremmo potuto renderci meglio conto della minaccia. Così non è stato, e questo basta a farci comprendere come sia indispensabile una Riorganzzazione assistenziale a tutto tondo, che comprenda in un tutt’uno Ospedali e Territorio. Servono soldi (per questo il ricorso al Mes è indispensabile) e idee. Troviamole e valorizziamole.

Antonio Cisternino

Medico-Chirurgo
Responsabile nazionale Sanità UDC

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