domenica, 17 Novembre, 2024
Politica

Sovranisti puri e tiepidi si organizzano. Dalla Lega a Vox Italia, a Italexit

Non c’è solo “l’effetto-metastasi” in casa grillina: un rivolo a sinistra col duo Di Battista e Fico (che vogliono l’accordo col Pd), un rivolo al centro con Di Maio e i governisti (che vogliono percorrere altre strade, più moderate), e uno a destra con Paragone. “L’effetto-metastasi” c’è anche in casa sovranista.

Domanda, in vista delle prossime consultazioni nazionali: chi raccoglierà il testimone italiano di Trump, Johnson? Parola-chiave: Italexit. Un tempo gli alfieri dell’uscita dalla Ue, dall’euro, erano in tanti e sparpagliati un po’ ovunque, dai giornalisti, ai docenti universitari, agli intellettuali, dagli economisti ai politici. Poi, la Lega ha cominciato a dare voce elettorale a questa sensibilità, estremamente diffusa tra gli italiani, anche per la congiunzione tra una crisi sempre più grave, l’aumento esponenziale delle nuove povertà, le ingerenze ideologiche a 360 gradi di Bruxelles e l’emergenza-immigrazione, con relativa perdita delle identità culturali, spirituali, politiche e religiose dei popoli.

Borghi, Bagnai, Rinaldi, data la loro efficacia comunicativa e l’indubbia professionalità, hanno saputo interpretare tale opzione, ben recepita da Salvini e certamente redditizia alle urne. Peccato che poi, nel Carroccio abbia prevalso il “partito americano”, la figura di Giorgetti e le sue idee, i suoi ambienti paralleli, l’ultraliberismo dei governatori del Nord e la sorprendente scelta di candidare Draghi, simbolo vivente delle battaglie opposte, a Palazzo Chigi o al Quirinale. Al punto di suscitare più di una perplessità sull’identità e l’autenticità sovranista della Lega.

Quindi, i veri sovranisti, hanno vissuto un deficit di rappresentazione, hanno vissuto sulla loro pelle la carenza, l’assenza, di una casa di cui fidarsi, e a cui affidarsi.
Un vuoto nemmeno colmato da Fdi, che da anni, si sono collocati su un crinale intermedio, tra il conservatorismo e il populismo, un lascito della vecchia An, in perenne oscillazione tra primato degli italiani, orgoglio tricolore e accettazione dell’Europa, reiterando il concetto un po’ furbo, dell’“altra Europa” da costruire, o di “questa Europa” da riformare.

Pesano inoltre, sulla leadership della Meloni, scelte opache effettuate in passato. Il sì all’avvio delle procedure del Mec (governo Berlusconi, lei era ministro della Gioventù), l’appoggio del suo partito al governo Monti, che, come noto, lo ha ufficialmente introdotto (lei era assente, ma i suoi hanno votato affermativamente, meno Crosetto); il sì al pareggio di bilancio etc. In pratica, l’adesione a tutte le maglie restrittive della Ue. Ciò che i sovranisti contestano.

Poi, è nata Vox-Italia. Su ispirazione del popolare Fusaro. Soggetto politico che si sta velocemente organizzando e radicando su tutto il territorio (sarà presente alle regionali di settembre), raccogliendo gli scontenti, chi non vota, i delusi dai vecchi partiti e parecchi ex-grillini, che rimproverano al Movimento, il tradimento delle battaglie identitarie, No Vax, No Tav, la giustizia (dopo il caso Di Matteo), lo stesso euroscetticismo (il voto dei pentastellati è stato determinante nella composizione della nuova Commissione, che eterna l’asse storico “Ppe e Pse”), infine, il balzo giallorosso dopo il balzo gialloverde, facilitato da Grillo.

Vox, nel suo programma, riprende tutti i temi sovranisti, con una aggiunta, nata dallo schema-Fusaro: l’incontro tra le “idee di sinistra” (visione sociale, economica, diritti dei lavoratori, Welfare, nuova forza del pubblico, dello Stato), e i “valori di destra” (patria, famiglia, libertà della persona, comunità nazionale, religiosità, scelta anti-gender etc).

Un interesse particolare quindi alla socialità, e una proiezione culturale verso le anime trasversali degli italiani.
E da ieri, si è aggiunto alla lista pure il nuovo movimento parto del Palazzo, di Paragone, al momento nel gruppo misto (l’uscita dai 5Stelle è stata una rottura a lungo annunciata). Si chiama Italexit, movimento destinato in prospettiva a fare concorrenza a Vox e non solo. Nella conferenza-stampa Paragone ha ricordato che non ci può essere collaborazione con Bruxelles e sicuramente scenderà in campo alle prossime politiche.

Accanto a lui, la presidente del VII municipio di Roma, Monica Lozzi, che ha lasciato il Movimento 5 Stelle e si è candidata per prima alla corsa per il Campidoglio del 2021.

Cominciano i giochi non solo politici ma anche sovranisti.

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