“Il vero problema sono i tempi”. È una delle riflessioni di Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria con delega alle Filiere e alle Medie imprese che, nel giudicare positivamente alcune misure proposte dal governo per il rilancio dell’economia, sottolinea come dalle parole bisogna passare ai fatti “con cui si scaricano a terra queste disposizioni”. Naturalmente la “ripresa” produttiva dovrà tenere conto di molti fattori e tra questi quelli legati alla e emergenza sanitaria. “Se non ci saranno “ricadute” sull’emergenza sanitaria, si potrà cominciare a rialzare la testa. Le misure positive varate dal Governo sono diverse, in particolare Ecobonus e Sismabonus, cancellazione di saldo e acconto Irap”. Ci sono poi i soliti nodi, forse peggio del Covid, il principale è la burocrazia che in Italia rappresenta l’ostacolo principe per le imprese che puntano la loro azione su tempi rapidi e innovazione.
Maurizio Marchesini, come Vice Presidente di Confindustria con delega alle Filiere e alle Medie, sottolinea come appare impropria la decisione del Governo di non aver rinviato le scadenze fiscali per le imprese scadute il 20 luglio.
Mentre invece per Marchesini occorre modificare gli incentivi per la digitalizzazione delle imprese, che sarebbero più efficaci se si utilizzasse lo stesso meccanismo di Sismabonus ed Ecobonus. Gli incentivi per le ristrutturazioni come è noto, hanno un iter complesso, ma la va parte degli sconti fiscali è la va più delicata.
“Per questo”, sottolinea Marchesini, “chiediamo che il beneficio fiscale possa essere ceduto a banche o ad altre imprese non necessariamente della filiera di fornitura”. Luci e ombre, invece, sul settore automotive, o meglio sul futuro dell’auto, che è alle prese con forti innovazioni na anche con un mercati incerto, oggi dominati dalla crisi. “Non si può puntare solo su elettrico e ibrido e gli incentivi devono contribuire ad abbattere le emissioni di Co2”, osserva Maurizio Marchesini. Inoltre, secondo il Vice Presidente, la fusione tra Psa-Fca avrà ripercussioni positive sulla filiera automotive italiana solo se i centri di ricerca rimangono in Italia. “Abbiamo le competenze”, conclude Marchesini, “sarebbe conveniente anche per il nuovo gruppo”.