Più volte questa rubrica – cercando di non concedere nulla al tecnicismo giuridico – ha cercato, durante l’emergenza Covid-19, di ricordare alcuni diritti e principi costituzionali.
La dittatura sanitaria, si è detto, è tollerabile per lo stretto tempo dell’emergenza. Senza porre il problema dei limiti costituzionali dei comportamenti imposti o inibiti ai cittadini e della umiliazione – che personalmente che ancora mi brucia – di dovere dire specificatamente il motivo per cui si usciva da casa, non essendo sufficiente al nostro diffidente e democraticamente incolto Stato, la dichiarazione che si agiva nel rispetto di quanto stabilito dal d.p.c.m. di turno.
I cittadini italiani hanno risposto con una grande dignità e maturità ai tre mesi della limitazione dei loro diritti, consistiti in una generale comminazione a tutti della pena degli arresti domiciliari “con autorizzazione”.
Non so sé questa è stata la scelta politicamente più giusta o se fosse stata necessaria una contemperazione da parte del governo anche di altri diritti e beni differenti dalla salute.
Qualche altro Stato ci ha provato. Non mi riferisco alle scellerate scelte negazioniste che hanno portato al disastro tipo Stati Uniti, ma a soluzioni più moderate che, pur combattendo il Covid-19, hanno contenuto in limiti meno disastrosi dei nostrani la conseguente inevitabile crisi economica. E, paradossalmente, con un numero minore di contagiati e di vittime: ma in Italia c’è il mistero dello sfortunata Lombardia, che presenta dati statisticamente non allineabili con quelli nazionali.
Quale tra le diverse soluzioni adottate sarà stata quella più efficace lo si potrà vedere solo tra qualche anno, quando le nostre foto con le mascherine saranno un curioso ricordo.
Certo, personalmente, non ho condiviso l’avere imposto al singolo cittadino divieti generalizzati piuttosto che consigli sulla profilassi personale e credo che la quarantena vera e propria potesse essere imposta solo ad un soggetto certamente in grado di contaminare: così che se risultasse che i soggetti asintomatici non possono essere portatori del contagio avremmo ragione di serie rimostranze: anche sul piano economico.
Un dato, però, è oggi certo.
La scienza medica ha imparato a conoscere il Covid-19 ed a contrastarlo e curarlo.
La riprova principale è data dal fatto – evidente a ogni singolo cittadino che ha a che fare con la sanità per ragioni di salute – che i medici sono tornati a preoccuparsi più delle malattie circolatorie e del cuore, dei tumori, del diabete che del coronavirus.
Che non è debellato. Che li induce ad ogni cautela e profilassi, dalla mascherina in su. Ma che non è più quel mostro che tutto ha distrutto o che, meglio, ci ha indotto a tutto distruggere, nel momento in cui abbiamo avuto la sensazione, a causa del microscopico virus, di non essere più quei semidei che tutto potevamo controllare e che aspiravamo, se non all’immortalità, alla quasi eternità.
Il ritorno alla normalità è un passaggio difficile.
Credo che naturalmente si tenda a rimanere in quella protezione che deriva da una situazione contingente, come quella che stiamo vivendo.
Il Covid-19 non è debellato, ma è affrontabile, come dimostra proprio l’attuale progressivo ritorno alla normalità, con l’individuazione immediata di focolai e specifici interventi immediati per evitare il propagarsi della malattia.
Non esiste più, in Italia – grazie proprio ai tre mesi di arresti domiciliari da noi cittadini accettati – una situazione che giustifichi lo stato d’emergenza che il governo Conte vuole procrastinare per il 2020.
Rimangono certamente le ragioni di consigliare una profilassi personale e di vietare contatti fisici e anche solo l’avvicinamento, salvo che tra adulti consenzienti: ciò che nessuna norma potrà mai vietare.
Dichiarare il prolungamento dell’emergenza significherebbe solamente volere procrastinare una situazione di soggezione del popolo nei confronti del governo; ma anche soggezione e limitazione un po’ di tutti gli organi costituzionali, Parlamento in testa e probabili rinvii elettorali.
Il nostro sistema, in particolare, non deve e non può prescindere dal Parlamento, nonostante il suo oggettivo stato di subultarneità ai partiti.
Potrebbe rivendicare il suo ruolo proprio che negando una dichiarazione di emergenza che è la base per un prolungamento di una dittatura, sia pur “sanitaria”, come quella vissuta.
In caso contrario si dovrebbe parlare non di una emergenza Covid-19, ma di una emergenza Conte-20.