Dieci proposte per ridurre inquinamento e favorire progetti in fonti di energie rinnovabili. È l’iniziativa che Legambiente ha presentato al Governo.
“Le comunità energetiche”, scrive Legambiente, “devono essere al centro del recovery plan italiano, per rilanciare gli investimenti nelle rinnovabili e creare sviluppo locale”. L’idea dell’associazione ambientalista è quella di passare dai Comuni Rinnovabili alle Comunità Rinnovabili: “in Italia si apre una nuova epoca per l’energia pulita che punta all’autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili”. A raccontare questa nuova rivoluzione in atto che ha al centro i territori e le comunità è infatti, il nuovo rapporto di Legambiente dal titolo “Comunità Rinnovabili” in cui, oltre a tracciare un quadro complessivo sulla diffusione delle fonti pulite nella Penisola nel 2019 e nell’ultimo decennio, dà spazio e voce al mondo che si è già messo in moto nella condivisione e autoproduzione di energia da fonti rinnovabili a partire dalle 32 realtà, suddivise in comunità energetiche, progetti di autoconsumo collettivo e realtà di autoconsumo che coinvolgono amministrazioni, famiglie e aziende, che vanno ad aggiungersi alle oltre 280 buone pratiche di integrazione delle rinnovabili nel territorio, raccolte sul sito comunirinnovabili.it, e ai 41 comuni 100% rinnovabili autosufficienti dal punto di vista energetico, elettrico e termico con soluzioni virtuose e integrate che hanno generato qualità, lavoro e sviluppo locale. Storie e numeri che riassumono sul fronte energetico e sociale la giusta strada da percorrere in un “Paese”, stando ai calcoli di Legambiente, “dove in un decennio sono stati installati oltre un milione di impianti tra elettrici e termici in 7.911 comuni italiani contro i 356 di partenza e dove in questi dieci anni il contributo portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano si è tradotto in un aumento della produzione energetica di quasi 50 TWh passando da 63,8 TWh del 2008 a 114,8 TWh del 2019”.
“In Italia”, sottolinea Legambiente, “però, la crescita dell’energia pulita continua ad essere troppo lenta – con una media di installazioni all’anno dal 2015 ad oggi di appena 459 MW di solare e 390 di eolico – e a ritmi inadeguati rispetto a quanto la Penisola potrebbe e dovrebbe fare per rispettare gli impegni nella lotta ai cambiamenti climatici, continuando così gli obiettivi fissati al 2030 dal Pniec verrebbero raggiunti con 20 anni di ritardo”.
Anche nel 2019 si conferma, secondo il rapporto di Legambiente, una crescita positiva ma troppo lenta. La crescita maggiore è avvenuta nel solare fotovoltaico e nell’eolico, che nel 2019 hanno soddisfatto rispettivamente il 7,6% e il 6,2% dei consumi elettrici nazionali (secondo i dati di Terna).
Per questo per Legambiente i prossimi dieci anni saranno cruciali per moltiplicare questi numeri e raggiungere almeno 80-100 TWh di produzione rinnovabile al 2030, mentre in parallelo si dovranno ridurre i consumi attraverso l’efficienza, per arrivare a costruire un sistema che possa progressivamente fare a meno delle fonti fossili. Inoltre l’associazione ambientalista, nel corso degli Stati generali dell’economia, lancia al Governo dieci proposte-priorità che devono entrare nel recovery plan che il Governo dovrà presentare per uscire dalla crisi economica e sociale del Covid-19, chiedendo in primis una semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti da fonti rinnovabili di piccola taglia e l’introduzione di nuove linee guida per accelerare i progetti di grandi dimensioni in tutte le Regioni; il recepimento della direttiva europea sulle comunità energetiche e lo sblocco dei progetti fino a 200 kW con l’introduzione di un fondo per l’accesso al credito a tassi agevolati; la promozione di progetti di agrivoltaico, attraverso regole per l’integrazione del fotovoltaico in agricoltura e incentivi per gli agricoltori nell’ambito della PAC; l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e la revisione della tassazione energetica sulla base delle emissioni.
Proposte e numeri che Legambiente ha presentato nel corso della conferenza organizzata in diretta sulle pagine facebook di Legambiente, Comuni Rinnovabili e La Nuova Ecologia e sui canali YouTube, che ha visto la partecipazione di esperti del settore, tra i quali Gianni Girotto, Presidente commissione Industria del Senato, Luca Benedetti, GSE, Alejandro Gomez, Valencia municipality, Climate and Energy Agency, e alcuni rappresentanti di realtà territoriali per raccontare alcune esperienze europee e italiane al centro del rapporto.
“L’Italia fino al 2012”, fa presente Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “è stata uno dei Paesi di punta nel mondo come installazioni, ma purtroppo degli ultimi anni si sono fermati gli investimenti. Da parte del Governo non sembra esserci alcuna consapevolezza sulla situazione e i ritardi che si continuano ad accumulare rispetto anche allo stesso Pniec approvato dal Governo. Abbiamo presentato 10 proposte per la discussione che si è aperta per il rilancio del Paese, per rilanciare gli investimenti in rinnovabili ed efficienza e proporre un cambiamento che si apra a tutti i settori produttivi. La sfida dei prossimi dieci anni è decisiva per fermare i cambiamenti climatici con un sistema energetico che porti a chiudere le centrali a carbone e rilanci gli investimenti in ogni Comune e Regione italiana. Per rendere possibile ciò è indispensabile prevedere una cabina di regia per l’attuazione del Green Deal, che coordini e verifichi l’efficacia degli strumenti adottati, i problemi che ci sono a partire dallo stop ai progetti eolici e solari da parte di Soprintendenze e Regioni che oggi sono il problema più rilevante per le rinnovabili”.
“Abbiamo di fronte un anno molto importante per il nuovo scenario di condivisione dell’energia da fonti rinnovabili”, aggiunge Katiuscia Eroe, responsabile Energia Legambiente, “entro giugno 2021 dovrà infatti essere recepita la Direttiva europea e nei prossimi mesi partiranno le prime sperimentazioni di comunità energetiche, in attuazione del Milleproroghe a cui si aggiungono decine di territori e comunità già in movimento e pronte a diventare attive. La sfida che abbiamo di fronte è di definire un quadro di regole – come sottolinea la Direttiva – che consentano di eliminare barriere e discriminazioni, ostacoli finanziari o normativi ingiustificati, per chi si autoproduce, accumula, vende energia da rinnovabili e favorire la partecipazione dei cittadini, delle imprese delle Autorità locali a queste nuove iniziative”.