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Petrolio, polimeri e plastiche ricchezza delle Nazioni e inquinamento del Pianeta

Ginevra è stata protagonista, senza “consensus” per mancanza dell’unanimità, dal 5 al 15 di agosto, per il Trattato Globale sulla Plastica
martedì, 26 Agosto 2025
6 minuti di lettura

179 Paesi, tra cui Bruxelles a nome dei Ventisette, e duemila partecipanti tra rappresentanti di organizzazioni, scienziati, ambientalisti e industriali riuniti per discutere della bozza di testo per limitare gli effetti dell’inquinamento da plastica sulla salute umana, sugli ecosistemi marini e sull’economia.

L’oro nero tra scienza e tecnologia

È stato e continuerà ad essere la ricchezza delle Nazioni ma anche causa di riscaldamento globale e fonte di inquinamento ambientale per cui, da qualche tempo, si studia e si investe su fonti alternative e rinnovabili di energia, compatibili con la vita sul pianeta Terra, procedimento che passa sotto il nome di Transizione Energetica. È processo lungo, lento e poco stimolante per gli elevati interessi economici in gioco, benché convinti che economia e tutela dell’ambiente debbano camminare insieme.

I derivati del petrolio

Dal petrolio si ricavano infiniti derivati e tra essi i polimeri ne occupano un ruolo fondamentale e ne determinano una classificazione altrettante infinita, dominio degli esperti. Basti pensare che in base alle normative DIN 7728 e 16780 (nonché ISO 1043/1) ad ogni materia plastica è associata una sigla che la identifica in modo inequivoco, secondo una certa nomenclatura chimica regolamentata dalla IUPAC (International Union for Pure and Applied Chemistry) già dal congresso del 1959. Se ne contano una cinquantina, tra cui le più note come: CA (acetato di cellulosa); PC (policarbonato); PA(poliammidi); PE(polietilene); PET(Polietilentereftalato); PS (polistirene); PVC (polivinilcloruro); SI (siliconi).

Mentre le materie plastiche, comunemente chiamate plastiche, costituite da polimeri puri o miscelati con additivi o cariche varie, danno vita a una infinita gamma di prodotti utilizzati per l’industria e per confezionare alimenti e bevante.

Non a caso la IUPAC (Unione internazionale di chimica pura e applicata) definisce le materie plastiche “materiali polimerici che possono contenere altre sostanze finalizzate a migliorarne le proprietà o ridurre i costi” per cui raccomanda di non utilizzare il termine generico “plastiche” al posto di “polimeri”.

Inquinamento da plastica

Plastica è uguale petrolio per il 99%, il famoso oro nero cui gli Stati produttori non riescono a rinunciarvi in mancanza di adeguate contropartite.

Gli effetti nocivi sull’inquinamento da plastica è molto evidente sulle comunità in prossimità degli impianti con un elevato rischio di cancro, con danni alla salute riproduttiva e neonatale, nonché con malattie respiratorie.

Il trattato globale sulla plastica, INC-5.2 di Ginevra

A Ginevra dal 5 al 15 di agosto ha avuto luogo la quinta sessione di negoziati, purtroppo senza alcun esito e con aggiornamenti a una nuova data e luogo da stabilire. Sarebbe, addirittura, mancata la chiarezza nelle procedure che ha caratterizzato le negoziazioni sin dall’inizio, nonostante i delegati delle Nazioni abbiano lavorato in gruppi sulla bozza del testo precedente prodotto nel dicembre 2024, a Busan, Corea del Sud.

Sembra che i testi proposti, non rispecchiando il parere della maggioranza, fossero lontano da un accordo per essere accettato all’unanimità. Due bozze, rispettivamente, la prima con un testo definito “repulsivo” da Juan Carlos Monterrey Gomez, delegato di Panama che ha commentato: “Non tradiremo le generazioni future per il testo così com’è “. La seconda bozza, rilasciata proprio al mattino dell’ultimo giorno, 15 agosto, giudicata leggermente migliore ma che, come la prima, non conteneva obblighi di riduzione della produzione né un articolo dedicato alla salute umana.

“”Entrambi i testi, se approvati, avrebbero rappresentato una battuta d’arresto significativa ai negoziati: “Entrambe le bozze si basavano su misure volontarie che non riuscivano ad affrontare adeguatamente la portata della crisi della plastica e facevano appello alle richieste sia degli Stati petroliferi che dell’industria petrolchimica.

David Azoulay, direttore del Programma di salute ambientale e capo delegazione del Center for International Environmental Law, INC-5.2 l’ha definito “Un fallimento totale”. “Abbiamo visto chiaramente ciò che molti di noi sapevano da tempo. Alcuni Paesi non sono venuti qui per finalizzare un testo, ma per fare il contrario: bloccare qualsiasi tentativo di far avanzare un trattato valido. È impossibile trovare un terreno comune tra coloro che sono interessati a proteggere lo ‘status quo’ e la maggioranza che cerca un trattato funzionale che possa essere rafforzato nel tempo.

Mentre Marcos A. Orellana, esperto di diritto ambientale internazionale e relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, ha dichiarato: “Oggi, la comunità internazionale avrebbe dovuto celebrare l’adozione di un nuovo trattato internazionale per porre fine all’inquinamento da plastica”. “Invece, alcuni Paesi, intrappolati dalle industrie petrolchimiche e dei combustibili fossili, hanno bloccato i progressi presso le Nazioni Unite. Nel frattempo, il flagello della plastica continua ad aggravare l’inquinamento del nostro pianeta.”

Anche Philippe Bolo, parlamentare francese e membro della coalizione interparlamentare per porre fine all’inquinamento da plastica ICEPP (International Center for Elementary Particle Physics) ha commentato con ‘Materia Rinnovabile’: “Non è stato raggiunto un consenso. La frattura tra paesi ambiziosi e paesi che condividono le stesse idee è profonda, impedendoci di uscire da Ginevra con un trattato. La delusione è immensa, ma deve rapidamente cedere il passo a una determinazione decuplicata per arginare questo inquinamento, che avanza inesorabilmente, con la sua quota di vittime”.

Andreas Bjelland Eriksen, ministro del clima e dell’ambiente della Norvegia, paese cochair della High Ambition Coalition (HAC), sottolinea come le condizioni minime per il trattato debbano includere, come le altre cose, la riduzione della produzione di plastica, il divieto di sostanze chimiche tossiche e un meccanismo per prendere le decisioni basato sul voto.

Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP)

Propone un trattato globale sulla plastica per il grave problema ambientale globale che incide negativamente sulle dimensioni ambientali, sociali, economiche e sanitarie dello sviluppo sostenibile. Oceani, fiumi e laghi sono pieni di plastica e per uscire dalla crisi dell’inquinamento occorre lavorare su più direzioni: sul riciclo.

Evitare la plastica monouso con gravi conseguenze ambientali, sociali, economiche e sanitarie, visto che essa viene prodotta a partire da combustibili fossili, un prezzo importante della crisi climatica, oltre ai rischi legati alla filiera produttiva, da quelli chimici (PVC) agli inquinanti rilasciasti nell’aria. Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente prevedeva la predisposizione di un testo che avrebbe dovuto fare da ombrello a tutte le politiche future sulla materia.

Già nella prima sessione del 2022 si prevedeva, entro il 2024, un accordo tenuto conto che la produzione di plastica cresce in maniera esponenziale e che dagli anni Cinquanta fonte OCSE informa che essa sia aumentata di duecento volte.

Non solo la plastica che ricopre fiumi e mari nel Sud globale che ci mostra Greenpeace nel recente rapporto “Every breath you take”, ma vi sono ormai le microplastiche trovate negli stomaci di pesci, mammiferi terrestri ed esseri umani, senza sottovalutare le sostanze tossiche nocive usate nei cicli della produzione.

Gli obiettivi strategici sarebbero quelli di ridurre i consumi di plastica a livelli sostenibili con una economia circolare e porre in essere una filiera della gestione e del riciclo è compatibile.

Attualmente sembra che solamente il 10% della plastica viene riciclata, mentre il 14% finisce direttamente negli inceneritori e il restante 76% va in discarica o addirittura dispersa nell’ambiente.

I Paesi contrari a limiti sulla plastica intendono concentrarsi a migliorare la gestione e il riciclo della plastica, senza toccare la produzione.

Si dibatte sempre sulle responsabilità comuni e differenziate da calcolare su base storica: chi ha inquinato di più in passato deve cominciare a dare l’esempio, gli altri seguiranno.

Sul tavolo vi sono anche il bando alle sostanze chimiche più pericolose impiegate nelle lavorazioni, da gestire in una fase di transizione da compensare con risorse economiche.

Vi sono rappresentanti di associazioni resistenti a restrizioni commerciali e altre più disponibili sul riuso.

Dalla riunione di Ginevra sarebbe emersa una volontà quasi unanime e cioè diluire all’infinito le discussioni, al fine di chiudere la conferenza con un nulla di fatto, come il 15 di agosto è avvenuto.

Per il trattato di plastica quali soluzioni ?

La Direttrice esecutiva dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), Inger la Cour Andersen, economista e ambientalista danese suggerisce: organizzazione del lavoro, trasparenza e comunicazione.

È difficile cambiare in pochi anni un modello di sviluppo che affonda le radici nei secoli, anche se il ruolo dell’opinione pubblica sia fondamentale per spingere i politici ad agire, benché sembra che in tale ultima sessione sia stata rilevata una minima copertura della stampa per la conferenza.

Global Plastic Action Partnership (GPAP)

“Tante Nazioni hanno già previsto divieti o limiti all’uso della plastica monouso, una situazione frammentata costituita da isole normative sparse in tutto il mondo, quando invece servirebbe un’azione più ampia possibile. Inoltre, gli obiettivi e le iniziative globali devono essere accompagnati da piani d’azione nazionali personalizzati per ciascun Paese.

La guerra europea alle microplastiche

Intanto le bottiglie di plastica sembra stiano per cambiare ancora dopo il tappo removibile: entro il 2025 l’Unione europea richiede che le bottiglie in PET (polietilentereftalato) siano realizzate, almeno il 25%, di plastica riciclata.

Intanto a novembre p.v. vi sarà la Cop30 in Brasile e si ripresenteranno le ragioni dell’ambiente che non possono essere trattate slegate da quelle economiche.

Paolo Falconio

Paolo Falconio

Membro del Consejo Rector de Honor e conferenziere de la Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)

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