Da esperti medici su epidemie e pandemie, sono stati dapprima richiestissimi dai media per il loro parere professionale, sul Coronavirus, contagi e decorso malattia, oggi con i cittadini tornati in libertà, sono un po’ temuti dal popolo della movida, e anti mascherine. Ed ora addirittura insultanti dagli odiatori del web. È quanto è accaduto al virologo Fabrizio Pregliasco, insultato e minacciato sui social network per aver sollecitato alla prudenza anche nella Fase 2 dell’epidemia di Covid-19. In sua difesa per dargli “piena solidarietà” hanno fatto quadrato le associazioni di categoria e professionali, con il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, che esprime, a nome di tutto l’Esecutivo, la sua vicinanza al virologo Pregliasco, vittima degli ‘haters’ sul suo profilo Instagram.
“È intollerabile che un medico, uno scienziato non possa esprimere liberamente le proprie considerazioni senza essere oggetto di intimidazioni. La violenza, anche in queste forme così subdole e vigliacche, ma non meno dirompenti, non è mai accettabile e non è mai la soluzione ad un disagio. La scienza, invece, così come il confronto libero e civile, può far crescere la società”, scrive un preoccupati quanto solidale Filippo Anelli, “la scienza non può essere buona quando salva le persone e cattiva quando consiglia prudenza”, sottolinea Anelli, “la scienza, con i suoi dati e le sue evidenze – evidenze che sono, come proprio la pandemia ha dimostrato, in continua evoluzione, in un progresso che avanza non attraverso i dogmi ma proprio attraverso le domande e i margini di incertezza – è valida sempre. E i dati, ad oggi, sembrano supportare l’ipotesi che sia stato proprio il lockdown a diminuire i contagi e a far circolare meno il virus.
Ma ora che il virus circola di meno, e sono meno visibili i suoi effetti, si contesta come inutile proprio la strategia che ha permesso di combatterlo. È quello che i virologi, come lo stesso Pregliasco ci ha fatto presente quando lo abbiamo sentito per testimoniare la nostra solidarietà, chiamano ‘il paradosso della prevenzione’, ed è quello che succede con le vaccinazioni, che, sconfiggendo le malattie, abbassano la percezione del pericolo e quindi della loro utilità”. Il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, sollecita anche i cittadini a comprendere la stessa necessità della scienza di avere punti di vista divergenti in modo da migliorare ricerca e mettere a punto strategie anti virus.
“Il dibattito scientifico tra gli esperti è un utile confronto, ed è alla base del progresso delle nostre conoscenze”, aggiunge ancora Anelli, “Quello che a volte non si riesce a far comprendere, specie quando tale dibattito si sposta a livello mediatico, è il senso di una divergenza di opinioni tra scienziati, opinioni che non riguardano i dati, le evidenze, ma la loro interpretazione al fine di mettere a punto strategie e dare consigli”. Il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, cita un recente lavoro dei sociologi Massimiano Bucchi e Barbara Saracino per Science in Society Monitor, l’osservatorio sulla percezione pubblica della scienza in Italia di Observa, ha rilevato come quasi la metà degli italiani sia disorientato dalla discordanza dei consigli dati pubblicamente dagli scienziati, mentre l’11% sia convinto che sarebbe meglio che gli esperti dessero i loro consigli in forma confidenziale. “Dobbiamo”, sollecita Filippi Anelli, “quindi tutti, a partire da noi medici, dai ricercatori, sino ad arrivare ai media, continuare a studiare, insieme agli esperti di comunicazione della scienza, per individuare gli strumenti più efficaci per coinvolgere i cittadini nelle politiche utili per la loro salute”. Infine un appello alla responsabilità dei cittadini.
“A questo dobbiamo aggiungere che ora gli stessi cittadini, che sono stati molto responsabili nella fase 1, hanno un comprensibile bisogno di un pur graduale ritorno alla normalità”, conclude Anelli, “Per questo diventa ora importante la strategia delle “tre T”: testare più persone possibile, tracciare i contatti dei positivi, trattare i malati. Una strategia che non può che partire dal territorio, per sorvegliare e spegnere sul nascere eventuali focolai. Saranno quindi i medici del territorio, medici di medicina generale, pediatri, specialisti, ad attuare, quali ‘medici sentinella’ un’attività di sorveglianza epidemiologica. Sarebbe auspicabile un loro coinvolgimento attivo anche nella prescrizione dei tamponi e test sierologici e dei farmaci che si sono dimostrati più sicuri ed efficaci”.