L’FBI ha avviato un’indagine su tre ospedali pediatrici statunitensi sospettati di aver eseguito trattamenti di affermazione di genere su minori, nell’ambito di una più ampia campagna dell’amministrazione Trump volta a limitare l’accesso a cure mediche per giovani transgender. L’iniziativa, annunciata il 2 giugno, ha sollevato un’ondata di critiche da parte di associazioni mediche, attivisti per i diritti civili e membri del Congresso. Secondo quanto riportato da The Hill, l’FBI ha invitato i cittadini a segnalare cliniche, ospedali o professionisti che “eseguono procedure chirurgiche su bambini sotto il pretesto di cure per l’affermazione di genere”. Il messaggio, diffuso anche sui social ufficiali dell’agenzia, rientra in una strategia promossa dalla Casa Bianca per “proteggere i minori da mutilazioni irreversibili”. Le indagini si concentrano su tre strutture ospedaliere non ancora ufficialmente identificate, ma secondo fonti interne si tratterebbe di centri specializzati in endocrinologia pediatrica e salute mentale. Le autorità federali stanno esaminando cartelle cliniche, protocolli interni e testimonianze di ex dipendenti. L’iniziativa si inserisce in un contesto politico polarizzato. Il presidente Trump, tornato alla Casa Bianca a gennaio, ha firmato una serie di ordini esecutivi che riconoscono solo due sessi biologici e vietano la promozione della transizione di genere da parte delle agenzie federali. Il Dipartimento della Salute ha rimosso dal proprio sito le linee guida sull’assistenza per persone transgender, definendole “in contrasto con la realtà biologica”. Le principali associazioni mediche, tra cui l’American Academy of Pediatrics, hanno condannato l’iniziativa come “una grave interferenza politica nella pratica clinica”. Secondo i dati del KFF Policy Tracker, meno del 2% degli adolescenti statunitensi si identifica come transgender o non binario, e gli interventi chirurgici su minori sono rari e soggetti a valutazioni multidisciplinari.