Allo Spirito Santo il compito di illuminare le menti dei 133 Cardinali per eleggere il successore alla Cattedra di Pietro nella volontà di continuità, di discontinuità o di transizione. L’eredità di Papa Francesco ha un peso notevole sulla coscienza degli elettori del successore per i solchi da lui tracciati e per tutto quello che ha seminato dentro e fuori la Chiesa sotto molteplici aspetti sia spirituali e sia materiali.
Anche nel suo modo di proporsi e di comunicare con i fedeli, con le singole persone, con la stampa e con i missionari del mondo ha, spesso, scavalcato schemi, adoperando rapporti diretti, trasparenti e, soprattutto, con linguaggio chiaro, efficace e senza equivoci, sbriciolando il suo pensiero con esempi da farlo ben comprendere ai più piccoli.
Basta ricordare esempi concreti sulla cultura dello scarto, degli ultimi, della indifferenza, del benessere come bolle di sapone, nonché la sua instancabile sollecitazione a costruire ponti e non muri, specie nel sensibilizzare i responsabili dei popoli in guerre al dialogo per raggiungere presto una pace giusta e duratura, oltre al suo assillo per il rispetto dell’ambiente, del Pianeta che ci ospita.
E se fosse eletto un papa laico?
Di norma il papa viene scelto tra gli stessi cardinali ma non è vietato che qualsiasi uomo cattolico, battezzato e celibe possa essere selezionato, esterno al collegio cardinalizio, fermo restando il limite massimo attuale degli 80 anni di età al giorno precedente la vacanza della carica.
L’ultimo papa eletto non vescovo è stato Gregorio XVI(1765/1846), il 254esimo, nel 1831. Egli apparteneva alla Congregazione camaldolese dell’Ordine di San Benedetto e, antecedentemente, nel 1513 Leone X, nemmeno presbitero, mentre nel 1378 Urbano VI non era cardinale.
Quanti gli scrutini
Secondo le ultime disposizioni introdotte il 26 giugno 2007 da Papa Benedetto XVI, sono necessari per l’elezione del Sommo Pontefice almeno i due terzi dei votanti per tutti gli scrutini.
A partire dal tredicesimo giorno di conclave (tenuto conto che sono previste quattro elezioni al giorno, due al mattino e due al pomeriggio, ad eccezione del primo giorno di conclave – 7 maggio p.v. – che sono solamente due di pomeriggio) si procede al ballottaggio tra i due cardinali più votati nell’ultimo scrutinio, ferma restando la maggioranza dei due terzi per la validità dell’elezione.
La strada maestra tra conservatori e riformatori
La diplomazia per l’elezione del 267esimo papa – Obbedire al potere esterno, allo Spirito Santo e alla libertà di coscienza dei singoli cardinali. Certo che il compito dei partecipanti al conclave è davvero arduo. In agenda il futuro papa si trova i problemi della giustizia, della fratellanza, della solidarietà, della fame nel mondo, dell’accoglienza, dell’integrazione e rispetto dei valori della persona.
Papa Francesco
Discorsi e argomenti, a volte, impopolari nell’additare le fratture e/o diversità dentro la Chiesa, anche sul modo di affrontare e risolvere problemi sociali, con decisioni frequenti di tipo piramidale rispetto al collegiale. Non di poco conto è stato il suo continuo richiamo al Pastore con l’odore delle pecore e alla Chiesa universale nella palude della globalizzazione incompresa come fenomeno sociale, conseguenza inaspettata e imprevedibile con un inizio e non una fine, causa di un progressivo desiderio individuale e collettivo nelle cui dimensioni temporali e spaziali trascina condizioni sfavorevoli che la politica e l’economia possono favorire o rallentare.
Papa Francesco, con disarmante chiarezza lascia ai posteri, tra gli altri questa esternazione: “Quando la Chiesa non esce da sé stessa per evangelizzare, diventa autoreferenziale e si ammala di una specie di narcisismo teologico. Nell’Apocalisse, Gesù dice che è alla porta e bussa per entrare. Ma io penso anche ai momenti in cui Gesù bussa dall’interno affinché lo lasciamo uscire.” E Poi conclude: “Vediamo con dolore che le chiese sono sempre più vuote, ma la cosa più importante non è che la gente entri in chiesa, bensì che Dio possa uscire nelle strade.”
Così cambierò la Chiesa (1 ottobre 2013)
Papa Francesco nella intervista di Eugenio Scalfari il 1 ottobre 2013 gli dice: “I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e di speranza, ma non hanno né l’uno né l’altra, e il guaio è che non li cercano più. Sono stati schiacciati sul presente. Mi dica lei: si può vivere schiacciati sul presente? Senza memoria del passato e senza il desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? È possibile continuare così? Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé.”
Ad altra domanda sulla Curia, definisce il Vaticano-centrista e risponde, tra l’altro: ….” Questa visione Vaticano-centrista trascura il mondo che ci circonda. Non condivido questa visione e farò di tutto per cambiarla. La Chiesa è o deve tornare a essere una comunità del popolo di Dio e i presbiteri, i parroci, i Vescovi con cura d’anima, sono al servizio del popolo di Dio. La Chiesa è questo, una parola non a caso diversa dalla Santa Sede che ha una sua funzione importante ma è al servizio della Chiesa.”
Sicuramente non sarà sufficiente a conoscere Papa Francesco da tutto quello che ha seminato, nè attraverso il contenuto del suo libro autobiografico pubblicato il 15 gennaio 2025 dal titolo “SPERA” e neanche dal motto come programma di vita, l’espressione di San Beda“miserando atque eligendo”, che ha inteso riprodurre nello stemma pontificio, perché altro ci giungerà, nel tempo, dal luogo dove riposa.
In attesa di “Habemus papam”