lunedì, 13 Gennaio, 2025
Esteri

Pressione dell’Arabia Saudita sui diplomatici Ue affinché revochino le sanzioni alla Siria dopo la caduta di Assad  

L’Arabia Saudita ha esortato i diplomatici europei a considerare la revoca delle sanzioni imposte alla Siria, con l’obiettivo di agevolare il processo di ricostruzione del Paese dopo il regime di Assad. A Riyad, si è tenuto un incontro tra rappresentanti diplomatici europei e mediorientali, focalizzato sul futuro della Siria. Gli Stati Uniti e l’Europa adottano un approccio prudente nei confronti dei nuovi leader siriani, che includono ex ribelli islamisti, e condizionano la revoca delle sanzioni ai progressi politici concreti. Il governo ad interim si impegna a instaurare un sistema politico pluralista e cerca di ottenere sostegno internazionale dopo oltre 14 anni di devastante guerra civile. Alla riunione ha partecipato anche il nuovo ministro degli esteri siriano, Asaad al-Shaibani. La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock sostiene il mantenimento delle sanzioni per coloro che si sono resi responsabili di crimini, ma propone di migliorare le condizioni di vita della popolazione siriana. Ha annunciato un significativo contributo di 50 milioni di euro in aiuti tedeschi destinati a fornire cibo e assistenza medica. Gli Stati Uniti, l’UE e alcune nazioni arabe hanno imposto sanzioni sin dal 2011, compromettendo l’economia siriana. Nonostante le eccezioni umanitarie previste, le operazioni rimangono complesse e difficili da gestire. Il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, ha richiesto la revoca delle sanzioni, lodando gli sforzi del governo ad interim per i suoi progressi significativi. L’UE sostiene l’idea di un governo inclusivo, mentre la Turchia appoggia l’opposizione siriana e cerca di normalizzare i rapporti internazionali. Gli Stati Uniti hanno recentemente allentato alcune restrizioni, permettendo transazioni limitate con il governo siriano. Ora che Assad è fuori scena, la Siria spera di attrarre investimenti internazionali per ricostruire la sua economia e riparare le infrastrutture gravemente danneggiate.

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