mercoledì, 25 Dicembre, 2024
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Le città parallele del metaverso tra nuova conoscenza, identità e relazioni ‘dividual’

“Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza se non attraverso un dono sincero di se’. E ugualmente non giunge a riconoscere a fondo la propria verità se non nell’incontro con gli altri”. (Papa Francesco) E’ suggestivo offrire una riflessione profonda sulle implicazioni della realtà digitale, del metaverso e della società della conoscenza. E’ la ricerca di un mondo parallelo in cui le persone, o “persone digitali”, vivono in una sorta di dimensione disincarnata, caratterizzata da connessioni virtuali, dualita’ e smarrimento. L’esplorazione inizia con “luci nel buio dello schermo” e con “reti infinite che corrono e bruciano”. E’ un mondo digitale che è tanto affascinante quanto profondo. Questo contrasto tra la luminosità delle luci digitali e l’oscurità del “buio dello schermo” simboleggia un pianeta in cui la tecnologia è al tempo stesso illuminante e alienante. Digital twins e avatar come “digitali spiriti senza casa” nella condizione di disconnessione, portali, teletrasporto e perdita dell’identità, in cui le persone non sono più radicate in un luogo fisico ma esistono attraverso identità virtuali. Città parallele come ‘learning cities’ si configurano come ‘labirinto di segnali”, vedi le backrooms. Sono le nostre menti nel contesto digitale, piene di segnali, dati, comunicazioni, che si integrano tra ‘voci metalliche che sussurrano sogni”. Sogni e speranze ormai filtrati dalla tecnologia. Portali tra spazio e percezione che nel solco degli attraversamenti ridisegnano immagini da”cuori di rame” e “silenziosi impulsi” . È la algoretica rappresentazione di una società della conoscenza che diventa integrazione tra la componente biologica (cuore) e quella artificiale (rame e impulsi elettrici). Questo suggerisce una fusione tra l’umano e il tecnologico, ma anche una sorta di altra umanizzazione, dove l’emozione e la life biologica vengono sostituite da circuiti e dati.
Esito finale è il metabridge, quel ‘meta-dihum’ da me già descritto, la dimensione umana in cui il soggetto persona “cerca una via d’uscita nel codice” e “decifra segreti nascosti nel vuoto”, evoca un senso di smarrimento e nostalgia: la tecnologia offre risposte, ma queste risposte sembrano sempre più crescenti. Domanda. La crescente invasione della tecnologia nelle nostre vite, in particolare nel contesto del metaverso e delle nuove horizon central, delle città parallele, delle long-live zone etc… come tutto questo può influire sulla nostra identità e sulle nostre relazioni?

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