I jihadisti hanno riconquistato Aleppo e varie località circostanti fino a nord di Hama, 130 chilometri più a sud. Già 103 le vittime civili, secondo il Syrian network for human rights (Snhr). Almeno una ventina le località che le forze ribelli di Hayat Tahrir Al-Sham (Hts) avrebbero strappato al controllo del governo di Damasco, nella sola provincia di Hama, nella Siria nord-occidentale. Secondo il l’organismo per i diritti umani in siria Sohr, gli scontri della giornata di ieri sono stati “i più violenti” da quando sono riprese le ostilità tra Hayat Tahrir Al-Sham e l’esercito governativo dopo la tregua siglata ad Idlib nel 2020. L’aviazione siriana sarebbe inoltre tornata a utilizzare le “barrel bomb”, largamente impiegati con lo scoppio della guerra a partire dal 2011 e colpevoli di migliaia di vittime civili, stando alle accuse degli organismi per i diritti umani.
La stampa araba fa sapere inoltre che un’altra fazione armata, l’Esercito nazionale siriano (Syrian National army, Sna), sostenuta dalla Turchia, si starebbe preparando per scendere in campo contro l’esercito siriano sostenuto da Russia e Iran. Intanto, anche Israele è tornato a bombardare: ieri mattinal’esercito ha colpito un’automobile sulla strada che collega all’aeroporto internazionale della capitale Damasco. Si registra almeno una vittima. Israele accusa il governo di dare riparo a gruppi armati avversari, tra cui Hezbollah.
Usa: “Gaza sarà la nostra priorità, vogliamo porre fine al conflitto”
L’ambasciatrice statunitense all’Onu Linda Thomas-Greenfield ha detto ai giornalisti lunedi che durante la presidenza statunitense del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: “la situazione a Gaza sarà al primo posto della nostra attenzione. Continueremo la nostra temeraria diplomazia per porre fine a questo conflitto e riportare a casa gli ostaggi. Continueremo a lavorare 24 ore su 24 per sollevare la sofferenza del popolo palestinese”. L’ambasciatrice ha aggiunto che Washington continua a impegnarsi con i partner nella regione per porre fine all’attuale escalation in Siria. “L’attuale situazione sul campo è preoccupante. Stiamo monitorando la situazione molto da vicino e continueremo a impegnarci con i partner nella regione per trovare un percorso per porre fine al conflitto e far sì che la situazione torni alla calma”, ha affermato.
Ministro degli esteri palestinese: “La soluzione dei due Stati è solo un compromesso”
L’evento Med Dialogues di Roma ha ospitato rappresentanze istituzionali dell’area del Mediterraneo allargato nel tentativo di trovare soluzioni di pace nelle guerre in corso nella regione. Tra loro anche il ministro degli esteri palestinese portavoce dell’Anp Riyad al-Maliki che ha dichiarato ai giornalisti: “La soluzione dei due Stati è un compromesso, un compromesso fatto di una giustizia parziale ma se vogliamo invece parlare di una giustizia piena, allora dobbiamo dare ai palestinesi il diritto al loro Stato non solo nel territorio storico che appartiene ad essa, ovvero il 22% di quel territorio che appartiene alla Palestina e cioè la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. Ma così sarebbe solo un compromesso”.
“Ovviamente meno di quello non può essere accettato dai palestinesi. Se gli israeliani si rifiutano di accettare la soluzione dei due Stati allora, può sempre si potrebbe considerare la soluzione di Uno stato solo e democratico – in cui se vale il principio di “una persona-un voto” – secondo una prospettiva demografica – è solo questione di tempo perchè i palestinesi risulterebbero in maggiornaza e potremo comunque governare. Credo che questo andrebbe a discapito del sogno israeliano, ed è per questo che per loro sarebbe comunque conveniente accettare la soluzione dei due Stati prima che passi questa occasione”.
Accordo tra Fatah e Hamas per gestione Gaza
Lunedi il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, aveva riferito che le delegazioni di Fatah e Hamas si erano incontrate al Cairo per “raggiungere un’intesa reciproca” sulla gestione della Striscia di Gaza da parte dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), dominata da Fatah, dopo la fine della guerra. Martedi La testata Al-Araby Al-Jadeed ha reso noto di aver visionato un documento di 2 pagine che è stato firmato a seguito degli incontri fra le delegazioni delle due formazioni al Cairo.
In base al documento citato da Al-Araby Al-Jadeed, Fatah e Hamas sarebbero responsabili della supervisione dei servizi sanitari ed economici, nonché di istruzione, agricoltura e delle infrastrutture vitali, come pure della gestione delle conseguenze della guerra e della ricostruzione. Il comitato – che dovrebbe essere formato per decreto emesso dal presidente palestinese e dovrebbe essere composto da 10-15 membri competenti e noti per integrità, esperienza e trasparenza – viene definito come “amministratore della Striscia di Gaza, che riferisce al governo palestinese ed è responsabile di tutti i settori”. Il documento prevede 6 impegni determinanti per la formazione della Commissione, il cui leit motiv sembra essere quello di unire la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est sotto un’unica entità politica.
Tregua violata, il ministro alla difesa Katz: andremo più a fondo in Libano
Se l’esercito libanese non farà rispettare la propria parte dell’accordo di cessate il fuoco si ritornerà in guerra e Israele si spingerà più a fondo in Libano: lo ha detto il ministro israeliano della difesa, Israel Katz. “L’esercito libanese deve far rispettare la propria parte dell’accordo di cessate il fuoco, tenere Hezbollah lontano, oltre il fiume Litani e smantellare tutte le sue infrastrutture”, ha affermato Katz. “Se non lo faranno e il cessate il fuoco finirà, allora la realtà sarà molto chiara. Se torniamo in guerra, agiremo con forza, andremo più a fondo in Libano”, ha avvertito.