Bruxelles ha aggiornato le stime economiche per l’Italia, annunciando un rallentamento rispetto alle previsioni precedenti. Secondo quanto comunicato ieri dalla Commissione europea, la crescita del Pil del Paese nel 2024 è attesa allo 0,7%, una revisione al ribasso rispetto allo 0,9% stimato lo scorso maggio. Anche le prospettive per il 2025 sono state ritoccate: dal previsto 1,1% si passa ora all’1%. Per il 2026, invece, si prevede un incremento dell’economia italiana pari all’1,2%. Questi numeri, tuttavia, potrebbero essere influenzati da fattori esterni non trascurabili, come il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e il rischio di una nuova guerra commerciale tra Washington e l’Europa.
Rischi dalla svolta protezionistica
Un simile scenario protezionistico, secondo Paolo Gentiloni, Commissario europeo uscente per l’Economia, potrebbe avere effetti molto negativi “Una svolta protezionistica sarebbe estremamente dannosa”. Per evitare conseguenze economiche potenzialmente gravi, l’Ue punta a collaborare strettamente con la prossima amministrazione statunitense, al fine di rafforzare l’agenda transatlantica e garantire il mantenimento di scambi commerciali aperti e sicuri. Gentiloni ha inoltre sottolineato che un eventuale irrigidimento delle politiche economiche americane avrebbe un impatto particolare su alcuni Paesi europei, in particolare quelli con un surplus commerciale significativo nei confronti degli Stati Uniti, come Germania e Italia.
Debito pubblico
Sul fronte del debito pubblico, le nuove stime offrono un quadro leggermente più positivo rispetto alle previsioni primaverili. Secondo Bruxelles, l’indebitamento italiano raggiungerà il 136,6% del Pil nel 2024, il 138,2% nel 2025 e il 139,3% nel 2026, dati inferiori a quelli attesi in precedenza, che indicavano un picco del 141,7% nel 2025. La riduzione del deficit pubblico contribuisce a migliorare il bilancio complessivo. Il disavanzo, che si attesta al 7,2% nel 2023, è destinato a calare progressivamente: 3,8% nel 2024, 3,4% nel 2025 e 2,9% nel 2026. Questa diminuzione è attribuita in gran parte alla graduale eliminazione dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi, in particolare al superbonus.
“L’eliminazione di questi incentivi avrà un impatto significativo sul deficit pubblico”, si legge nel rapporto della Commissione. Gentiloni ha ribadito che, sebbene il superbonus avesse motivazioni valide alla sua origine, “la misura è sfuggita al controllo e ha generato effetti più negativi che positivi”.
Economia in Europa
In generale, dopo un lungo periodo di stagnazione, l’economia dell’Ue torna a mostrare segnali positivi. Secondo le previsioni, il Pil crescerà dello 0,9% nel 2024, con un ritmo analogo dello 0,8% nella zona euro. La ripresa dovrebbe consolidarsi negli anni successivi: per il 2025 si prevede una crescita dell’1,5% e dell’1,3% nella zona euro, per poi raggiungere rispettivamente l’1,8% e l’1,6% nel 2026. Parallelamente alla ripresa economica, il processo di disinflazione continua a progredire, riducendo gradualmente il costo della vita. Nella zona euro, l’inflazione complessiva è destinata a scendere dal 5,4% registrato nel 2023 al 2,4% nel 2024. Nei due anni successivi, il tasso dovrebbe calare ulteriormente, attestandosi al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.
Nell’intera Unione europea, il quadro appare ancora più positivo. Il tasso di inflazione, pari al 6,4% nel 2023, dovrebbe diminuire sensibilmente al 2,6% nel 2024, al 2,4% nel 2025 e al 2,0% nel 2026. Questo calo progressivo è attribuito a una combinazione di fattori, tra cui l’attenuazione delle pressioni sui costi energetici e una politica monetaria più restrittiva, volta a contenere i prezzi.