domenica, 8 Settembre, 2024
Editoriale

Per il Coronavirus, in attesa del vaccino, meglio puntare su terapie geniche e antivirali

I troppi tagli alla sanità pubblica hanno creato emergenza e morti.

Il virologo Giulio Tarro, candidato al Nobel, già Primario dell’ospedale Cotugno e collega del padre del vaccino contro la poliomielite.

Professor Giulio Tarro in primo luogo la ringraziamo per l’intervista a La Discussione. Lei è stato primario all’ospedale Cotugno di Napoli, è un virologo di fama internazionale, discepolo e collega di Albert Sabin – padre del vaccino contro la poliomelite – di cui ha diretto il laboratorio dopo la scomparsa. Perché secondo lei un vaccino contro il coronavirus potrebbe ora essere inutile?
“Con la Sars, con la sindrome respiratoria del Medio Oriente, non sono stati preparati vaccini, si è fatto, invece, ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti. Secondo uno studio della Cina bastano 200 ml di sangue di chi è guarito per permettere a chi sta male di migliorare e a sua volta anche guarire.
In merito al vaccino se il virus ha come sembra una variante cinese e una padana, sarà complicato averne uno che funziona in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto. Servirebbe allora un vaccino polivalente. Tuttavia Covid-19 è un virus un po’ particolare, fortunatamente non ha la stessa mortalità della Sars e neppure della Mers che uccideva un malato su tre. Oggi non lottiamo contro l’Ebola, ma il nostro nemico è una malattia che non è letale per quasi il 96% degli infetti. Il problema è in questo restante 4% che si è scatenato contemporaneamente. In pratica in meno di un mese abbiamo avuto gli stessi malati di influenza di un’intera stagione. Un’ondata a cui era impossibile far fronte a causa dei tagli alla sanità degli ultimi anni”.

Lei più volte ha rimarcato la dannosità dei tagli alla sanità pubblica. Ha citato i dati dell’Oms, dove tra il 1997 e il 2015 sono stati dimezzati i posti letto in terapia intensiva. Tagli e ritardi hanno favorito l’avanzata esponenziale di contagi e delle morti?
“Alla ondata di contagi si aggiunge lo sfascio del nostro Sistema Sanitario Nazionale: dal 1997 al 2015 sono stati ridotti del 51% i posti letto delle terapie intensive. A gennaio quando si è saputo dell’epidemia in Cina, l’Italia non ha fatto nulla. La Francia, non aveva nel tempo ridotto le terapie intensive, a inizio anno si è preparata e le ha raddoppiate. Noi siamo arrivati tardi e male. La Lombardia è stata l’epicentro e tutto in un lasso di tempo troppo breve a fronte della capacità del Sistema Sanitario. Per non parlare poi del caos mascherine. La verità è che all’inizio non le avevamo quindi si diceva che dovessero usarle sono medici e pazienti, poi siamo diventati produttori di mascherine e quindi diciamo che servono a tutti”.

Qual’è per lei la strada giusta per fermare il Coronavirus. Lei ha parlato di una terapia facendo ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti. In cosa consiste?
“Dobbiamo puntare a cure e terapie antivirali. Per la Sars e la Mers, che sono patologie simili al Covid-19, non è mai stato utilizzato un vaccino. Si è preferito fare ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti, dobbiamo puntare a quello. Se avessimo un vaccino polivalente è meglio, ma ora non c’è e serviranno tempi lunghi”.

Professor Tarro lei è convinto che Covid-19 non ha la stessa mortalità della Sars e neppure della Mers. Secondo lei cosa accadrà con l’arrivo dell’estate? Il caldo rallenterà i contagi?
“Sul campo ho maturato la mia esperienza, qualcuno ha ricordato che ho isolato il vibrione del colera a Napoli, ho combattuto l’epidemia dell’Aids e ho sconfitto il male oscuro di Napoli, il virus respiratorio ‘sinciziale’ che provocava un’elevata mortalità nei bimbi da zero a due anni affetti da bronchiolite. Ho tratto notevole esperienza da ciò che mi ha insegnato il mio Maestro Albert Sabin, posso dirle che il Covid 19 potrebbe sparire completamente come la prima SARS, ricomparire come la MERS, ma in maniera localizzata o cosa più probabile diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino. Per il prossimo futuro, penso che il caldo si porterà via il virus. Basti pensare alle latitudini africane, il virus non prende piede”.

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