Di solito i governi di unità nazionale sono istituiti durante le guerre e questa contro il Covid-19 tutti ritengono che sia una guerra. Per fare un semplice paragone la guerra combattuta dall’Italia contro l’Etiopia nel 1935-36 e durata nove mesi costò all’esercito italiano circa 3.500 morti e 5.000 feriti. Contro in Coronavirus siamo a ad oltre 130.000 feriti (contagiati) ,19.000 caduti (deceduti) di cui 100 generali (medici).
Per affrontare una tempesta sanitaria ed economica di queste dimensioni pensare ad un governo di unità nazionale avrebbe potuto avere un suo razionale. Più idee aiutano talvolta a risolvere i problemi.
Un esempio? Nella fase iniziale il governo pensava di stanziare poco meno di quattro miliardi di euro, e le opposizioni parlavano di non meno di venti miliardi, cifra in realtà del tutto insufficiente. Non sottovalutiamo però gli aspetti negativi. Cicerone diceva “tot capita tot sententiae” e mettere insieme opinioni divergenti non è una cosa facile. Napoleone infatti sosteneva che è meglio avere un cattivo generale che due buoni, sottolineando con questo paradosso i vantaggi della unicità di comando. E chi avrebbe dovuto guidare questo governo di unità nazionale? Per le opposizioni Draghi, ottimo candidato ammesso che avesse voluto accettare questo incarico. Avremmo però perpetuato la serie di premier non membri del parlamento e che non avevano avuto il conforto di un mandato degli elettori.
La designazione sarebbe comunque spettata al Movimento 5 stelle che nelle due Camere sono il partito di maggioranza relativa. Non crediamo che da un governo di questo tipo, il cui leader sarebbe stato ancora Conte l’Italia avrebbe tratto maggiori vantaggi di quanto non li tragga dalla attuale azione di governo.
Se consideriamo il modo di agire per decreti del Governo in carica, senza una preventiva consultazione del parlamento, il coinvolgimento di tutte le componenti politiche avrebbe dato una sensazione di maggior democraticità ai procedimenti presi, in particolar modo a quelli che limitano così pesantemente le libertà individuali. Il vantaggio maggiore ritengo che lo avrebbe tratto Conte. In questa fase il Presidente del Consiglio gode di una crescente popolarità ma le cose potrebbero mutare una volta usciti dall’emergenza.
L’opposizione chiederà conto di come mai la prima fase abbia colto le Autorità completamente impreparate; perché Conte e Zingaretti abbiano rilasciato dichiarazioni del tutto rassicuranti. Come mai ci sono stati tanti morti e perché i medici sono stati mandati a combattere questa battaglia senza le necessarie protezioni.
Difendersi dicendo che l’evento era inaspettato e che le altre nazioni non hanno saputo far meglio è un buon argomento ma non un argomento inattaccabile perché si può rispondere che mal comune in questo caso non fa mezzo gaudio e che ciascun governo deve rispondere dei propri errori ai suoi elettori. Se le decisioni fossero invece state prese da un governo di unità nazionale non ci sarebbe stata nessuna opposizione titolata a recriminare sulle decisioni prese.
Risulta evidente che Conte persegue una sua strategia, il cui obiettivo minimo è una candidatura a Premier nelle future elezioni politiche come leader di una alleanza PD-5 stelle. L’obiettivo massimo invece è succedere a Mattarella cosa più facile se avesse guidato un governo di unità nazionale in cui le scelte di provvedimenti atti a mitigare la crisi politica fossero il frutto di una leale collaborazione. In autunno si terranno le elezioni comunali e regionali che sono state rimandate; ci sarà un clima politico diverso da quello attuale e questa tornata elettorale sarà molto importante per capire le possibilità di successo che in futuro avranno l’alleanza di sinistra guidata da Conte e quella di destra guidata da Salvini. Senza dover trascurare la possibilità che dopo una attesa quasi trentennale un centro politico possa costituirsi e possa giocare un ruolo importante.