Questa volta da Mosca parla il vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov e un po’ avverte, ma piuttosto minaccia: “vorrei mettere in guardia gli americani – ha detto – da errori di calcolo che potrebbero avere conseguenze fatali.” Il diplomatico si riferisce alle autorizzazioni a Kiev a usare armi occidentali per colpire il territorio russo. “Per qualche ragione sconosciuta – ha aggiunto – gli Usa sottovalutano la serietà della risposta che potrebbero ricevere.” Mosca minaccia attacchi “asimmetrici” se l’Ucraina dovesse attaccare strutture militari o anche il sistema di allerta missilistico strategico. Quello americano, osserva Ryabkov, è un “atteggiamento totalmente irresponsabile” e dando “carta bianca a Kiev per ogni crimine ci sarà sicuramente un prezzo da pagare” e ha sottolineato che la Russia “tratta con la massima cautela e responsabilità tutto ciò che potrebbe violare la parità strategica con gli Stati Uniti”. Ancora una volta, rientra dunque in scena il bombardamento, effettuato a fine maggio dagli ucraini, della stazione radar over-the-horizon Voronezh-DM nei pressi di Armavir, parte integrante del sistema di allarme nucleare russo. Un attacco che ha danneggiato la struttura, portando Ryabkov ad affermare la necessità di “adottare l’approccio più responsabile ed estremamente cauto verso tutto ciò che è associato a uno squilibrio o alla creazione di determinate minacce alle risorse che garantiscono la parità strategica; voglio sottolineare che si tratta di parità e non di stabilità strategica”.
Allarme per Zaporizhzhia
E si allunga la lista dei Paesi che tolgono le restrizioni a Kiev per l’uso delle armi inviate. Ieri il ministro della Difesa dei Paesi Bassi, Kaisa Ollongren, ha assicurato che i 24 caccia F-16 che l’Olanda trasferirà in Ucraina potranno essere utilizzati per colpire obiettivi sul territorio della Russia. “Non ci sono restrizioni in stile belga. Applichiamo lo stesso principio che applichiamo ad ogni altra fornitura di forze e mezzi, vale a dire: non appena li consegniamo all’Ucraina, possono usarli”. E torna l’allarme per la situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia ritenuta in condizione “instabile”. Tutti e sette i “pilastri” della protezione nucleare dell’Aiea “sono parzialmente o completamente violati”. Lo ha detto Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite durante la sua dichiarazione al Consiglio dei governatori a Vienna. “La situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia rimane precaria”, spiega Grossi, che elenca problemi relativi al personale, all’ispezione ordinaria e alla manutenzione delle strutture, dei sistemi e dei componenti di sicurezza; l’affidabilità delle catene di approvvigionamento e le misure di emergenza in loco “continuano a rappresentare una sfida e a presentare rischi per la sicurezza nucleare e l’incolumità dell’impianto”.
Polemica tra Cina e Ucraina
Mentre dalla Cina continua la polemica con il Presidente Zelensky che aveva accusato Pechino di fornire armi ai russi e contestualmente voler aprire colloqui di pace boicottando la Conferenza prevista in Svizzera, previstafra una decina di giorni. “L’uso della forza politica non è nello stile della diplomazia cinese e la posizione della Cina è aperta e trasparente: in nessun caso facciamo pressioni su altri Paesi”, ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, secondo cui Pechino “spera sinceramente che questa conferenza di pace non diventi una piattaforma per creare uno scontro tra i campi. Non parteciparvi non significa che non sosteniamo la pace”. E anche se alcuni Paesi “decidono di partecipare, non necessariamente significa che sperano in un cessate il fuoco e nella fine dei combattimenti. La cosa più importante è un’azione concreta“, ha precisato Mao che aggiunge: “la Cina ha più volte sottolineato che la conferenza di pace deve essere riconosciuta sia dalla Russia sia dall’Ucraina, che tutte le parti devono parteciparvi su un piano di parità e che tutti i piani di pace devono essere oggetto di una discussione equa“. Per questo, “è difficile per la Cina partecipare in Svizzera proprio perché crediamo che questi tre punti potrebbero non essere raggiunti in questo incontro”.
Mosca, donne contro la guerra
Ieri a Mosca una quindicina di mogli e altri familiari di soldati russi hanno manifestato davanti al ministero della Difesa per chiedere il ritorno dei loro uomini. Lo riferisce la testata online dell’opposizione Mediazona, postando alcune fotografie del raduno. Le partecipanti hanno mostrato tra l’altro un grande cartello in cui chiedevano un incontro con il nuovo ministro della Difesa, Andrei Belousov. Per diverse settimane, l’inverno scorso, decine di mogli e altri congiunti di soldati mobilitati si sono radunati settimanalmente, il sabato, sulla tomba del Milite Ignoto vicino alla Piazza Rossa, sulla quale deponevano fiori.