“Il problema principale è che nella bozza di decreto sulle liste di attesa in sanità, circolata nei giorni scorsi, non sono indicate le coperture finanziarie.
Chiediamo, a questo proposito, che non si attinga dal Fondo sanitario nazionale per affrontare tale voce, perché ciò sarebbe insostenibile”. Lo dice Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed preoccupato per il nuovo decreto che potrebbe mettere a rischio le risorse del Servizio sanitario. Il ragionamento di medici è infermieri è semplice: i fondi per abbattere le liste d’attesa non devono essere presi dal Fondo sanitario nazionale perché la coperta è sempre la stessa e si finirebbe per spostare le poste da una parte all’altra. “Sono necessari – spiega Di Silverio – interventi extra Fondo sanitario specificamente destinati a liste d’attesa.”
Intervenire sulle cause
L’Anaao non vede tutto scuro, anzi è “positiva – afferma il presidente – la defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive dei medici al 15% , e ci auguriamo che ciò apra la strada ad una defiscalizzazione del lavoro ordinario. Positivo è pure l’abbattimento del tetto di spesa all’assunzione di personale, anche su questo punto occorrerà un decreto ad hoc per ricostruire i fabbisogni reali. E giudichiamo positivamente anche il superamento del limite massimo delle prestazioni aggiuntive da retribuire, sempre al fine di tagliare le liste d’attesa”. Vi sono però anche degli “aspetti oscuri, a partire – sottolinea Di Silverio – dall’aumento della spesa per i privati: questo ci appare una sorta di via libera alla sanità privata”. Infine, “il punto è che si continua ad agire sugli effetti e non sulla causa: per eliminare le liste d’attesa non basta far lavorare di più i medici o aprire al privato, ma bisogna modificare il sistema strutturalmente partendo da una reale promozione della professione medica rendendola più appetibile.”
I fondi freschi
Il testo, che dovrebbe essere approvato il 3 giugno prossimo, mette in apprensione medici e i infermieri perché ritengono che la copertura del provvedimento non è chiara e quindi stanno mettendo le mani avanti. Oggi si stima che quasi 3 milioni di italiani rinunciano a curarsi perché i tempi per una visita sono troppo lunghi, ma intervenire è un costo e la bozza del decreto in circolazione non ha ancora la copertura finanziaria definita. Tra le misure per le quali bisognerà trovare una copertura c’è a esempio quella sulla defiscalizzazione al 15% degli straordinari, che si traduce in minore gettito fiscale. Ma è già comunque chiaro che diverse misure saranno finanziate a valere sul Fondo sanitario nazionale e dunque all’interno del perimetro di risorse già stanziate per il Servizio sanitario: in pratica si rischia di varare il piano sulle liste d’attesa senza troppi fondi freschi. È il caso a esempio del nuovo rialzo dei tetti di spesa per ricorrere al privato, che cresce ancora per un valore che si dovrebbe aggirare sui 450 milioni.
Infermieri: no a politiche elettorali
Preoccupazione anche da parte del presidente del sindacato infermieri Nursing Up, Antonio De Palma: l’impegno del ministro Schillaci, “è innegabile”, sottolinea De Palma, ma “non vorremmo che si trattasse di una strategia politica, l’ennesima, a pochi giorni dal voto in Europa”. Secondo De Palma, per tagliare le liste di attesa occorre “assumere nuovi professionisti e soprattutto garantire aumenti di stipendio e incentivi al personale per aumentare i carichi di lavoro e arrivare a snellire i tempi di un esame o di un intervento”. Inoltre, “sarebbe necessario cancellare il tetto di spesa sulle assunzioni di medici e infermieri”.