In rapida crescita la domanda di olio di oliva in tutto il mondo, con una crescita molto elevata in alcuni Paesi diventati sbocchi per l’import sempre più rilevanti. Tra i principali, spicca le performance a doppia cifra del Giappone, con un 19% di crescita rispetto ai volumi della precedente stagione, come riportato dal sito Agrisole Anche in Brasile il bilancio del semestre chiude con +13% con il paese sudamericano che, con l’8% di quota delle importazioni mondiali, è oggi il terzo maggiore acquirente di oli di oliva, dopo Stati Uniti e Unione europea. I prospetti del Coi sull’interscambio mondiale mettono in luce anche un forte aumento degli acquisti dall’estero in Australia, che nel tempo ha rafforzato il suo ruolo di produttore, con un potenziale di 20mila tonnellate annue. Spinge sull’acceleratore anche la Russia, dove le importazioni di oli di oliva, esenti dall’embargo di Mosca, hanno sperimentato un aumento del 13%.
Negli Usa, che da soli intercettano il 36% dei flussi di scambio mondiali, il semestre in esame ha chiuso a ridosso delle 170mila tonnellate, corrispondenti a un piu’ 11% anno su anno. Cresce ma solo di 2 punti percentuali l’import canadese, mentre in Cina gli acquisti, ormai stabilmente al di sopra delle 40mila tonnellate annue, hanno sfiorato nel semestre quota 24mila tonnellate, con un aumento del 6%. Lato export, le condizioni di netto vantaggio della Spagna, primo produttore ed esportatore mondiale di oli di oliva, che nell’ultima annata ha potuto anche contare su una produzione particolarmente abbondante, hanno iniettato altro propellente nei motori di Madrid che, tra ottobre 2018 e marzo scorso, ha spedito all’estero 556mila tonnellate di oli di oliva, un quantitativo cresciuto del 26% a distanza di un anno. Tirano il freno, al contrario, le esportazioni italiane, in calo del 2% a 165mila tonnellate. In termini valutari, il tracollo dei prezzi, a spese soprattutto degli oli iberici, ha ridotto del 2% il fatturato spagnolo, a 1,6 miliardi di euro.
Anche l’Italia ha perso oltre confine l’8% di incassi, introitando nel semestre poco piu’ di 716 milioni di euro. L’aspetto adesso piu’ preoccupante e’ il possibile freno alle esportazioni in Usa, dopo le minacce di nuovi dazi contro l’Europa annunciate da Washington. Il 2018 si era gia’ chiuso con una significativa diminuzione delle esportazioni italiane sul mercato a stelle e strisce (-6,3%). Un Paese che consuma annualmente circa 320mila tonnellate di olio d’oliva, a fronte di una produzione di sole 10mila tonnellate. (Italpress)