domenica, 17 Novembre, 2024
Cultura

La Cattedrale di Gerace

Presentata a Roma un'opera sul prestigioso monumento

La cittadina di Gerace, la più preziosa porta del Parco Nazionale dell’Aspromonte, è un autentico gioiello, che non ha pari in Italia. Gareggia con Spoleto per quale sia la piccola città italiana con più monumenti di rilevanza nazionale. Ai suoi tesori storici ed architettonici aggiunge la sua locazione: alta e dominante sullo Jonio, con lo sguardo che dalla meravigliosa passeggiata delle “bombarde” spazia, rivolta verso est, da Punta Stilo fino a Capo Zefirio, dove, provenienti dalla Grecia, sbarcarono i coloni locresi dai quali anch’essa deriva.

Un luogo senza tempo, rimasto immutato e fermo, quasi inconsapevole dei tesori custoditi: ma che, improvvisamente, si è svegliato, orgoglioso e voglioso, finalmente, di far conoscere la sua cultura, la sua storia ultra-millenaria ed i suoi tesori.

Facendo scoprire così che tra le sue antiche mura ha conservato non soltanto tesori e monumenti, ma ha anche coltivato autentiche eccellenze nella ricerca storica e della storia dell’arte. Impossibile non citare al riguardo Salvatore Gemelli, capostipite del risveglio culturale.

Così pochi mesi fa abbiamo assistito, affascinati, alla pubblicazione di un poderoso volume “Da Venezia alla Calabria. La maiolica secentesca di Gerace riscoperta” (edizioni Esperide), curato e scritto da uno storico, nato e vissuto a Gerace, Vincenzo Cataldo, assieme alla direttrice del “Museo delle ceramiche di Seminara” Monica De Marco e da Mario Panarello. Volume che segue di poco l’apertura del Museo delle Maioliche di Gerace: una sorpresa ed una scoperta da non perdere.

Un altro geracese doc, lo storico dell’arte Attilio Spanò, nato e vissuto a Gerace, ha pubblicato un nuovo, originalmente non allineato, sebbene attentissimo, documentato e poderoso lavoro, sul più prezioso monumento di Gerace: la sua imponente e magnifica Cattedrale.

Volume, “La Cattedrale di Gerace” (Gangemi Editore), che è stato presentato lo scorso giovedì 11 aprile 2024, a Roma, nella bella, affollatissima, Sala-Libreria di Via Giulia della stessa casa editrice.

Presente l’autore, il libro è stato presentato da Francesco Macrì, Presidente dell’attivissimo GAL Terre Locridee, il quale orgogliosamente ha rivendicato la promozione della Locride, terra con potenzialità enormi, additando come proprio una rivalutazione sociale e culturale del territorio può costituire il migliore e più efficace antidoto anche contro la presenza della criminalità mafiosa: che, in nessun caso, può costituire un antidoto per favorire il non-fare. Antonio Rodinò di Miglione, Presidente della Fondazione Camillo Caetani di Roma, ha illustrato il contesto storico in cui si è avviata e sviluppata la fabbrica della Cattedrale, con le varie e differenti influenze.

Indubbiamente, però, gli interventi più interessanti ed al tempo stesso curiosi sono stati quello della storica dell’architettura Margherita Tabanelli, della Humboldt Universität zu Berlin Institut für Kunst-und Bildgeschichte e dello stesso Autore.

Attilio Spanò ha raccontato l’origine del suo studio: «Frequentavo da bambino una Chiesa che non coincideva a quella che mi descrivevano».

Da qui l’inizio dei suoi dubbi sulla “normannità” della Chiesa, la rigorosa ricerca ed il reperimento di una impronta ottoniana, tra Bizantini e Normanni, la comparazione con Cattedrali di altri distanti luoghi d’Italia e di Europa; il tutto con riguardo ad un monumento, la Cattedrale di Gerace, che – come efficacemente annotato – «è l’unico e principale documento di sé stessa» per sottolineare la mancanza di fonti documentali. Un libro, come precisato dalla Tabanelli, rigoroso e preciso anche per la ricchezza di rilievi architettonici, per la ricerca delle stratificazioni e per la comparazione tra diversi progetti, fino alla conclusione che la Cattedrale di Gerace (ipotizza l’Autore, fortemente voluta da Ottone II di Sassonia) costituisce la più meridionale delle grandi basiliche ottoniane e che la sua esistenza a Gerace precedente l’arrivo di Ruggero, ha influenzato anche l’architettura normanna.

Insomma: un libro da leggere e da sfogliare; una città da visitare e di cui innamorarsi.

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