lunedì, 8 Luglio, 2024
Attualità

Hamas non sa dove sono gli ostaggi. Forse morti. Trattativa bloccata

Usa: attacco Iran massiccio e imminente. Biden: sostegno “incrollabile” a Israele

Non fanno progressi i negoziatori al Cairo perché alcune fonti coinvolte nella trattativa avrebbero rivelato che la maggior parte degli ostaggi israeliani potrebbe essere morta. Si ritiene che il numero dei deceduti sia superiore ai 34 che ufficialmente risultano. Tra i 129 che sarebbero ancora nelle mani di Hamas molti sarebbero rimasti uccisi negli scontri a Gaza, altri per malattia, altri per le ferite riportate durante il loro rapimento il 7 ottobre scorso. Hamas ha anche confermato di non avere i 40 ostaggi per rispettare l’accordo di cessate il fuoco. Ma Basem Naim, responsabile delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, ha ributtato la responsabilità verso Israele e ha detto che il primo ministro Netanyahu, sta “facendo il massimo per bloccare o minare qualsiasi possibilità di raggiungere un accordo di cessate il fuoco”. Mentre il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, anch’egli rivolto al premier israeliano, ha detto: “vedremo cosa Netanyahu farà riguardo agli impegni presi con me”. “Sono stato molto diretto con il primo ministro e il suo gabinetto di guerra”, ha detto Biden nel corso della conferenza stampa col premier giapponese Fumio Kishida. Dopo “lunga discussione”, ha ricordato, il premier israeliano ha accettato “alcune cose”, come l’aumento degli aiuti umanitari a Gaza e la riduzione delle vittime civili. Ma Biden ha voluto anche sottolineare il sostegno “incrollabile” a Israele.

Alta tensione per rappresaglia dall’Iran

E’ altissima la tensione in Israele dove si rincorrono voci di imminenti attacchi dall’Iran per rappresaglia all’incursione sul consolato di Damasco. Fonti americane rivelano che Brett McGurk, inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, avrebbe chiesto ai ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Iraq di mediare tra Iran e Israele. Dagli Usa è arrivato a Tel Aviv anche il capo del comando centrale degli Usa (Centcom) Michael Kurilla. Si coordinerà con il ministro della Defesa Yoav Gallant per affrontare le minacce dall’Iran. Il punto è anche all’ordine del giorno del Gabinetto di guerra e Netanyahu ha dichiarato: “ci stiamo preparando anche a scenari su altri fronti.” Sulla minaccia è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ha sottolineato come “il governo abbia provveduto a tutelare e proteggere tutti i siti a rischio” legati alle minacce dell’Iran a Israele e “l’ambasciata di Israele in Italia è stata chiusa per 10 giorni per decisione del governo israeliano per evitare attentati. Non ci sono rischi imminenti dalle informazioni che abbiamo, ma ci sono obiettivi potenziali, non bisogna mai abbassare la guardia.” Lufthansa, e altre compagnie, hanno sospeso temporaneamente i voli da e per Teheran.

Attaccato convoglio Unicef

L’Unicef ha reso noto di aver subito l’attacco a un convoglio mentre entrava nel nord della Striscia di Gaza. Un operatore ha detto che l’attacco mostra “quanto sia pericoloso” per le agenzie umanitarie operare nell’enclave in questo momento. Tess Ingram, portavoce dell’Unicef, ha aggiunto che il convoglio stava aspettando in un’area di attesa prima del checkpoint nel nord di Gaza quando “sono scoppiati colpi di arma da fuoco nelle vicinanze”. L’auto su cui viaggiava Ingram è stata colpita da tre proiettili.” “L’incidente è stato sollevato con le autorità israeliane competenti”, ha dichiarato l’Unicef. L’organizzazione ha anche reso noto che all’ospedale di al Aqsa a Deir al Balah c’era un bambino, di nome Omar, di 7 anni che ha trascorso le ultime settimane mangiando soltanto erba. Come Omar, spiega l’Unicef, ci sono migliaia di bambini malnutriti e in condizioni di salute al limite. L’inviato speciale degli Stati Uniti per gli sforzi umanitari a Gaza, David Satterfield, ha avvertito che “c’è un rischio imminente di carestia per la maggioranza, se non per tutti, i 2,2 milioni di abitanti di Gaza”. “Questo non è un punto in discussione. È un fatto accertato, che gli Stati Uniti, i suoi esperti, la comunità internazionale, i suoi esperti valutano e credono sia reale”. Per Satterfield “con l’eccezione del nord di Gaza, Rafah presenta il quadro umanitario più difficile e impegnativo in questo momento di qualsiasi altra parte di Gaza”, descrivendo la città del sud di Gaza come “un luogo miserabile da qualsiasi punto di vista legato alla salute e all’alloggio”.

Aperto altro valico per gli aiuti

Per i civili l’esercito israeliano ha annunciato l’apertura di un nuovo valico, oltre a quello di Erez. Nella zona di Zikim, “al confine nord della Striscia per consentire più aiuti diretti ai civili nelle aree in cui è stato difficile l’accesso ai camion”. Lo ha fatto sapere il portavoce militare aggiungendo che questo avviene “nel programma di ampliamento degli aiuti all’enclave palestinese”. Poi ha ricordato che in un solo giorno nella Striscia “sono entrati 298 camion di aiuti e 353 pacchi sono stati paracadutati”. Inoltre per impedire che manifestanti israeliani impediscano l’arrivo degli aiuti a Gaza, l’esercito israeliano e la polizia hanno rimosso con la forza un gruppo di decine di persone che volevano bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari valico di Nitzana al confine con l’Egitto e Gaza.

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