Secondo quanto emerge dalla trentesima edizione dell’indagine sull’accesso ai finanziamenti delle imprese (Safe) pubblicata dalla Banca centrale europea, le condizioni di finanziamento delle imprese dell’area dell’euro si sono ulteriormente inasprite nel primo trimestre del 2024, ma in misura minore rispetto al quarto trimestre del 2023. Le percentuali nette delle imprese che hanno segnalato aumenti dei tassi di interesse sui prestiti bancari e aumenti degli altri costi di finanziamento sono entrambi fortemente diminuiti, scendendo al 43%. L’indagine inoltre rivela che un 1% netto di imprese ha segnalato un calo della necessità di prestiti bancari nel primo trimestre del 2024, rispetto a un 4% netto che segnalava aumenti nel quarto trimestre del 2023.
Prestiti bancari
Dal documento emerge anche un focus sulla disponibilità dei prestiti bancari. Un numero minore di imprese, infatti, ha segnalato un calo della disponibilità dei prestiti bancari, con un 3% netto di imprese che indica un peggioramento, in calo rispetto al 9% del quarto trimestre del 2023. Riguardo al futuro, le imprese sono diventate più ottimiste riguardo alla disponibilità di prestiti bancari nei prossimi tre mesi. Tuttavia, quest’ultime percepiscono le prospettive economiche generali come il principale fattore che ostacola la disponibilità di finanziamenti esterni, con una percentuale netta pari al -26%, in calo del 6% (-32%) rispetto alla scorsa indagine. Allo stesso tempo, la loro percezione della disponibilità delle banche a concedere prestiti, che riflette l’avversione al rischio delle banche, è ulteriormente migliorata con una percentuale netta del 4%, rispetto all’1% registrata nella scorsa indagine.
Famiglie, mutui e abitazioni
Sul tema abitazioni si è registrata una nuova limatura dei tassi sui nuovi mutui alle famiglie per l’insieme dell’area euro, mentre a febbraio sui nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni il costo medio è risultato pari al 3,84%, 4 punti base in meno rispetto al mese precedente. Queste dinamiche riflettono il fatto che da un lato la Banca centrale europea ha da mesi arrestato la sua manovra rialzista sui tassi di interesse ufficiali e ha lanciato ripetuti segnali di apertura a un primo possibile taglio nel mese di giugno. Per le famiglie i tassi sui depositi a durata prestabilita sono rimasti invariati, attestandosi al 3,17%, mentre nel caso dei depositi a vista sono risultati invariati a un livello addirittura più basso di quello delle imprese, ossia allo 0,38% secondo i dati della Banca centrale europea. I tassi sui depositi a vista delle banche sono l’unica voce che nei mesi passati non ha mostrato aumenti in linea con quelli dei tassi ufficiali decisi dalla Bce. Il tema era stato oggetto anche di rilievi polemici da parte dei ministri delle Finanze ma con il passare dei mesi sembrano aver lasciato cadere l’argomento.